martedì 12 maggio 2020

Windows Server 2019: Join al dominio tramite GUI

Nell'articolo Windows Server 2019: Join al dominio da riga di comando tramite netdom è stato mostrato come utilizzare netdom per eseguire la join al dominio di un nuovo server. L'operazione può essere eseguita anche tramite GUI in maniera del tutto analoga a quanto visto per la workstation Windows 10 nell'articolo Windows Server 2019: Aggiungere una workstation al dominio (join al dominio).

Supponiamo di avere un server con Windows Server 2019 con la seguente configurazione:
Nome: Server2DC
IP: 192.168.1.122
SubNetMask: 255.255.255.0
Server DNS primario: 192.168.1.121

Per eseguire la Join al dominio:
  • Posizionarsi sul nuovo server ed eseguire il logon con un account amministratore.
  • Dalla finestra Server Manager, selezionare Server locale quindi cliccare sul nome del computer.
    Server Manager, Nome computer
    FIG 1 - Server Manager, Nome computer
  • Nella finestra Proprietà del sistema cliccare sul pulsante Cambia.
    Proprietà del sistema, Rinomina computer e cambio dominio
    FIG 2 - Proprietà del sistema, Rinomina computer e cambio dominio
  • Nell'apposita casella digitare il nome che si desidera attribuire al server (ad es Server2DC).
  • Nella sezione Membro di selezionare l'opzione Dominio. Digitare nella casella sottostante il dominio a cui eseguire la join (mycompany.local) e cliccare su OK.
    Cambiamenti dominio/nome computer
    FIG 3 - Cambiamenti dominio/nome computer
  • Inserire le credenziali di un account appartenente al dominio che può eseguire la join e cliccare su OK.
    Credenziali account autorizzato ad eseguire la join al dominio specificato
    FIG 4 - Credenziali account autorizzato ad eseguire la join al dominio specificato
  • Verrà visualizzato un messaggio di benvenuto al dominio. cliccare su OK.
    FIG 5 - Conferma di modifica dominio/nome computer avvenuta.
  • Una nuova finestra di dialogo ci informa che è necessario il riavvio per completare l'operazione. Cliccare su OK.
    Richiesta riavvio a seguito cambio nome computer/dominio
    FIG 6 - Richiesta riavvio a seguito cambio nome computer/dominio
  • Cliccare su Chiudi nella finestra relativa alle Proprietà del sistema.
    Proprietà del sistema
    FIG 7 - Proprietà del sistema
  • Nella nuova finestra di dialogo, cliccare su Riavvia ora per riavviare il sistema e rendere effettive le modifiche.
    Riavvio del sistema per applicare le modifiche
    FIG 8 - Riavvio del sistema per applicare le modifiche


Nel prossimo articolo verrà mostrato come promuovere tale server come domain controller in aggiunta a quello già presente sulla nostra infrastruttura.




venerdì 8 maggio 2020

Windows Quick Tip: Acquisizione di screenshot

Dalla versione 15063 (Windows 10 Creators Update) è stato introdotto in Windows un nuovo modo per catturare lo schermo senza dover ricorrere a tool di terze parti.
Premendo la combinazione di tasti
Win+Shift+
lo schermo verrà leggermente oscurato e appariranno in altro 4 icone che permettono di selezionare il tipo di cattura desiderato:  cattura rettangolare, cattura a mano libera, cattura schermo intero e il tasto per chiudere la funzione.

FIG 1 - Windows 10, Cattura e annota

Cliccando sulle prime 2 opzioni è possibile selezionare l'area dello schermo da catturare tenendo premuto il tasto sinistro del mouse. Rilasciando il tasto, l'area di schermo selezionato verrà automaticamente copiato negli appunti e una notifica ci avvisa dell'avvenuta operazione. Premendo il tasto di cattura schermo intero, invece, verrà catturata l'intera area dello schermo. Anche in questo caso apparirà un messaggio di notifica.

Una volta eseguita la cattura sarà possibile incollare l'immagine catturata in un editor di immagini o all'interno di un documento.








martedì 5 maggio 2020

Windows 10: Scaricare e installare una delle versioni precedenti di Windows

Microsoft aggiorna costantemente Windows 10 sia per garantire un maggiore livello di sicurezza a tutti gli utenti sia per aggiungere/aggiornare funzionalità che rimuovere bug del suo sistema operativo. Generalmente è consigliabile utilizzare sempre un sistema aggiornato, tuttavia possono esserci circostanze in cui è necessario utilizzare una versione precedente del sistema operativo. In questi casi, per procurarsi una versione di Windows diversa da quella più recente, non si può fare affidamento sui tool ufficiali di Microsoft ma bisogna ricorrere a strumenti realizzati da terze parti.
Uno dei tool più utilizzati in tali circostanze, e di cui ho già parlato sul blog (Scaricare le immagini disco (ISO) di Windows e Office originali), è Windows/Office ISO Downloader realizzato da Jan Krohn (www.heidoc.net). Non tutti sanno che anche Rufus, il famoso tool di scrittura delle immagini ISO su pendrive USB, consente di recuperare le ISO delle versioni meno recenti del sistema operativo della casa di Redmond.
Vediamo passo passo come procedere:
  • Scaricare la versione più recente di Rufus dal sito ufficiale https://rufus.ie. Il tool è disponibile anche in versione portable che non richiede alcuna installazione.
  • Avviare il tool. Nella finestra di dialogo che richiede il consento per permettere a Rufus di ricercare aggiornamenti online cliccare su Si (in caso contrario potrebbe non essere disponibile la funzione di download delle ISO).
    Rufus, verifica aggiornamenti online
    FIG 1 - Rufus, verifica aggiornamenti online
  • Cliccare sulla freccia verso il basso accanto al pulsante SELEZIONA quindi evidenziare la voce DOWNLOAD.
    Rufus, pulsante Download
    FIG 2 - Rufus, pulsante DOWNLOAD
  • Cliccare sul pulsante DOWNLOAD.
  • Dopo qualche secondo verrà visualizzata la finestra di dialogo che consente di scegliere la versione del sistema operativo (Windows 10 e Windows 8.1). Selezionare il sistema operativo desiderato e cliccare su Continua.

    Download Immagine ISO, Versione
    FIG 3 - Download Immagine ISO, Versione

    Selezione versione
    FIG 4 - Selezione versione
  • Allo stesso modo viene successivamente chiesto di selezionare la Release, l'Edizione, la Lingua e l'Architettura (x64 o x86).
    Download immagine ISO
    FIG 5 - Download immagine ISO
  • Una volta completate tutte le scelte cliccare sul pulsante Download.
  • Al termine del download, con Rufus, sarà possibile avviare la creazione della pendrive con l'immagine scaricata.


Avviando il sistema con la pendrive appena creata sarà possibile procedere all'installazione della nostra versione di Windows. Ovviamente, nel caso in cui l'installazione di una vecchia versione di Windows sia dovuta a particolari necessità, al termine dell'installazione sarà opportuno bloccare o ritardare gli aggiornamenti per non vanificare i nostri sforzi.









domenica 3 maggio 2020

Windows Server 2019: Mappare cartella condivisa tramite script di logon

Negli articoli Windows Server 2019: Mappare automaticamente una cartella condivisa e Windows Server 2019: Mappare cartelle personali abbiamo visto come fare in modo che una cartella venga automaticamente mappata all'utente. In particolare nell'ultimo articolo, quando abbiamo mappato la cartella personale, abbiamo perso il collegamento alla cartella condivisa tra più utenti che ripristineremo con i passaggi di seguito indicati. Quando bisogna gestire numerosi account è consigliabile l'utilizzo delle group policy. In questo articolo verrà mostrato come agire manualmente su un gruppo ristretto di utenti e mappare una cartella condivisa tramite l'utilizzo di uno script di logon. Tratterò le group policy più in là in appositi articoli.


La cartella condivisa che andremo a mappare al logon tramite script sarà \\SERVER1DC\Cartella condivisa creata nell'articolo Windows Server 2019: Mappare automaticamente una cartella condivisa.


Creazione dello script di logon

  • Posizionarsi sul server e avviare un editor di testo come Blocco note (premere la combinazione di tasti WIN+R, digitare notepad seguito da invio);
  • Digitare il seguente comando
    net use Y: "
    \\SERVER1DC\Cartella condivisa"
    i doppi apici sono necessari in quanto il nome della cartella contiene uno spazio;
    Creazione del logon script tramite Blocco note
    FIG 1 - Creazione del logon script tramite Blocco note
  • Dal menu File selezionare Salva con nome;
  • Salvare il file con il nome logon.bat nel percorso C:\Windows\SYSVOL\sysvol\mycompany.local\scripts
    FIG 2 - Salvare lo script in C:\Windows\SYSVOL\sysvol\mycompany.local\scripts


Impostare lo script di accesso per gli account utente

Creato lo script e salvato nell'opportuno percorso non resta che impostarlo per uno o più account utente. L'operazione può essere eseguita tramite Utenti e computer di Active DirectoryCentro di amministrazione di Active Directory o PowerShell. Vediamo i passaggi da seguire

Utenti e computer di Active Directory
  • Da Server Manager cliccare sul menu Strumenti e selezionare Utenti e Computer di Active Directory (Active Directory Users and Computers). In alternativa premere la combinazione di tasti WIN+R digitare dsa.msc e premere invio.
    Server Manager, Strumenti, Utenti e computer di Active Directory
    FIG 3 - Server Manager, Strumenti, Utenti e computer di Active Directory
  • Selezionare gli utenti presenti nella UO mycompany.local\Direzione\Utenti e cliccare sul pulsante Proprietà (in alternativa cliccare con il tasto destro del mouse sugli utenti selezionati e scegliere Proprietà dal menu contestuale);
    Utenti e computer di Active Directory, Visualizzare le proprietà degli account utenti
    FIG 4 - Utenti e computer di Active Directory, Visualizzare le proprietà degli account utenti
  • Selezionare la scheda Profilo. Spuntare la casella Script di accesso e digitare il nome dello script da richiamare (Logon.bat) quindi cliccare su OK.
    Configurazione Script di accesso per gli account utente
    FIG 5 - Configurazione Script di accesso per gli account utente

Da questo momento quando gli utenti effettueranno il logon su una workstation del dominio verrà avviato lo script che mapperà la cartella condivisa con la lettera di unità specificata.


Centro di amministrazione di Active Directory
I passaggi da eseguire utilizzando il Centro di amministrazione di Active Directory sono simili a quelli già visti per Utenti e computer di Active Directory:
  • Da Server Manager cliccare sul menu Strumenti e selezionare Centro di amministrazione di Active Directory. In alternativa premere la combinazione di tasti WIN+R, digitare dsac.exe e premere invio.
    Windows Server 2019, Centro di amministrazione di Active Directory
    FIG 6 - Windows Server 2019, Centro di amministrazione di Active Directory
  • Selezionare gli utenti presenti nella UO mycompany.local\Direzione\Utenti e cliccare sul link Proprietà nel riquadro Attività.
    Centro di amministrazione di Active Directory, Proprietà account utente
    FIG 7 - Centro di amministrazione di Active Directory, Proprietà account utente
  • Cliccare sulla sezione Profilo, abilitare la casella Script di accesso e digitare il nome dello script da eseguire al logon (logon.bat) quindi cliccare su OK per confermare la modifica.
    Centro di amministrazione di Active Directory, Attivazione script di accesso
    FIG 8 - Centro di amministrazione di Active Directory, Attivazione script di accesso




PowerShell
La stessa operazione può essere eseguita, per ogni utente, tramite PowerShell e l'utilizzo del cmdlet Set-ADUSer. Una volta avviato Windows PowerShell (amministratore) basta eseguire il comando
Set-ADUser -Identity:"CN=Giovanni Lubrano Lavadera,OU=Utenti,OU=Direzione,DC=mycompany,DC=local" -ScriptPath:"logon.bat" -Server:"Server1DC.mycompany.local"






giovedì 30 aprile 2020

Hardware: Scegliere un alimentatore adeguato alla potenza del proprio PC

Quando si assembla un PC un componente che viene spesso trascurato è l'alimentatore (PSU ovvero Power Supply Unit). Scegliere un alimentatore scadente o sottodimensionato rispetto alle proprie esigenze può compromettere la stabilità del sistema, non garantire il corretto funzionamento del computer e, a lungo andare, danneggiare altri componenti. D'altra parte un alimentatore eccessivamente sovradimensionato, oltre a non apportare alcun beneficio alle prestazioni del sistema, può rilevarsi solo un costo aggiuntivo. La scelta dell'alimentatore, dunque, va fatta con una certa accortezza evitando prodotti di marche sconosciute o economiche al fine di ridurre il rischio di incappare in prodotti in cui le caratteristiche tecniche effettive non rispecchiano quelle indicate dal produttore. 


Alcuni parametri da considerare prima di acquistare un alimentatore sono:

Potenza
La potenza (o la capacità) di un alimentatore è il primo parametro che va considerato e rappresenta il carico massimo che l'alimentatore può supportare (o almeno dovrebbe teoricamente) nel fornire correttamente energia a tutti i componenti. La potenza viene indicata in Watt (W). Nella scelta di un alimentatore, oltre alla potenza, ricopre un ruolo fondamentale anche l'efficienza. La scelta va effettuata in modo da permettere all'alimentatore di lavorare sempre sotto la soglia di pieno carico e di avere un certo margine di potenza (qualora si voglia aggiornare il sistema aggiungendo un componente o sostituendolo con uno più potente).

Efficienza
L’efficienza viene misurata in percentuale e rappresenta il rapporto tra la potenza in uscita e la potenza in entrata. In pratica non è altro che il rapporto tra la quantità di energia che entra dalla presa di corrente e la quantità di energia che viene usata dal PC. Non tutta questa quantità di energia viene utilizzata (l'efficienza pertanto non potrà mai essere il 100%), infatti, una buona parte di essa viene persa in quanto spesa in calore.
Gli alimentatori che hanno un efficienza energetica superiore al 80% con un carico al 20%, 50% e 80% vengono contrassegnati con un bollino 80 Plus. A seconda del livello di efficienza si possono trovare alimentatori con bollino 80 plus Bronze, Silver, Gold, Platinum e Titanium (FIG 1). Un alimentatore efficiente ha un prezzo superiore ma consente un risparmio sui consumi.
Certificazione 80 Plus
FIG 1 - Certificazione 80 Plus


AC Input
Indica il valore della corrente alternata in ingresso con cui è compatibile l’alimentatore. 

DC Output
Indica i valori di corrente continua in uscita suddivisi in varie linee. Le linee più utilizzate sono +3,3V (per le memorie), +5v (per gli HDD e SDD) e +12v (per scheda madre, schede video, ed eventuali lettori ottici), -12v e 5Vsb.

Max Load o Max Output Current
Viene espressa in Ampere e indica la massima intensità di corrente che può erogare ogni singola linea. Accertarsi che la linea 12V, che alimenta le principali componenti del PC,  abbia un valore abbastanza elevato.

Max Output Power
Indica la massima potenza erogabile da ogni singola linea, il suo valore è espresso in W (il valore può essere calcolato moltiplicando il valore dei volt della linea con quello degli Ampere. Ad es. +12v*54A=648W).


Thermaltake PSU
FIG 2 - Thermaltake PSU


PFC
Il fattore di correzione della potenza (PFC o Power Factor Correction) è una tecnologia che permette di ridurre il consumo di potenza e le dissipazioni superflue. Alimentatori dotati di PFC attivo controllano in tempo reale lo sfasamento tra la tensione e la corrente riducendo al minimo la potenza reattiva.

Dimensione della ventola
Durante il suo utilizzo l'alimentatore può raggiungere temperature critiche e pertanto è necessario un sistema di raffreddamento. Generalmente allo scopo viene utilizzata una ventola che può avere diverse dimensioni. Sono da preferire le ventole di grandi dimensioni che consentono un buon raffreddamento dei componenti elettronici interni con una velocità di rotazione inferiore rispetto alle ventole più piccole. La ventola, girando più lentamente, produce anche meno rumore e ciò porta ad una maggiore silenziosità dell'intero sistema. Gli alimentatori certificati 80 Plus, avendo una maggiore efficienza, dissipano meno potenza e di conseguenza emanano meno calore rispetto ad alimentatori non certificati. Alcuni alimentatori sono progettati senza ventole (fanless) e riescono a dissipare il calore in modo passivo.

Protezioni
Gli alimentatori di qualità sono dotati di diversi sistemi di protezione. Tra le sigle che possiamo trovare nelle specifiche dell'alimentatore e che fanno riferimento proprio a tali sistemi:

No-Load Operation (NLO): Operazione in assenza di carico. Non si tratta di una vera e propria protezione ma tale funzionalità permette ad un alimentatore di accendersi e lavorare correttamente anche in assenza di carico (senza alcuna periferica connessa).

Short-Circuit Protection (SCP): Protezione da corto circuito. E' tra i primi sistemi di protezione adottati e spegne l'alimentatore nel caso venga rilevato un corto circuito.

Over Power/Load Protection (OPP/OLP): Protezione da sovraccarico. Si tratta di un tipo di protezione opzionale che provvede a spegnere l'alimentatore in caso venga richiesto di erogare più energia di quanto supportato. Negli alimentatori dotati di PFC la protezione è implementata sul controller PFC altrimenti questo tipo di protezione viene gestita attraverso il PWM controller.

Over Voltage Protection (OVP): Protezione contro la sovra tensione. Viene costantemente monitorato l'output delle linee +12V, +5V e +3.3V e la protezione provvedere a spegnere l'alimentatore nel caso in cui una di queste uscite superi il valore di soglia stabilito (trigger point). Si tratta di una protezione basilare implementata da tutti gli alimentatori.

Under Voltage Protection (UVP): Protezione da bassa tensione. Come nel caso della OVP, viene monitorato l'output delle linee +12V, +5V e +3.3V. Nel caso la tensione scenda sotto una certa soglia, interviene la protezione che provvede a spegnere l'alimentatore per prevenire eventuali danni all'hardware. Anche la UVP è presente su tutti gli alimentatori. Le protezioni OVP e UVP vengono implementate utilizzandolo stesso circuito.

Over Current Protection (OCP): Protezione da picchi di corrente. Questo tipo di sicurezza si basa sullo standard di sicurezza per apparecchiature informatiche IEC 60950-1. Lo standard prevede che un singolo conduttore in un apparato informatico non possa fornire in output più di 240VA. Per un alimentatore di un PC significa che ciascun cavo di output non può fornire più di 240W. Per la linea a +12V in output ciò corrisponde ad una corrente massima di 20A (240W/12V) che risultano un po' pochi per far funzionare tutte le periferiche all'interno di un PC. Ovviamente il limite è per singolo cavo e viene superato implementando più cavi a +12v. Se viene superato il limite di 240W per un cavo la protezione interviene spegnendo l'alimentatore.

Over Temperature Protection (OTP): Protezione da surriscaldamento. Si tratta di una protezione opzionale che interviene nel caso in cui viene rilevata una temperatura critica all'interno dell'alimentatore. Se la temperatura supera una soglia prestabilita il dispositivo viene spento.


Tipi di cavi e connettori
Quando si compra un alimentatore è bene fare attenzione ai tipi di cavi disponibili.
20+4 pin ATX: viene utilizzato per alimentare la scheda madre.
4+4 pin (oppure 8 pin): alimenta la CPU.
6+2 pin PCI-E: fornisce alimentazione aggiuntiva alle schede video.
4 pin peripheral (molex): è un cavo utilizzato per alimentare ventole oppure altre periferiche (come vecchi hard disk o lettori ottici).
5 pin SATA: alimenta gli hard disk, SSD e lettori ottici.

Connettori Alimentatore
FIG 3 - Connettori Alimentatore


Modulare, Semi-modulare, non modulare
Gli alimentatori modulari consentono di staccare i cavi di alimentazione non utilizzati. Ciò consente all'alimentatore di adattarsi al proprio sistema non ingombrando il case con cavi inutili che possono interferire con il ricircolo/flusso dell'aria.

Negli alimentatori semi-modulari alcuni cavi sono fissi mentre altri possono essere scollegati/ricollegati a seconda delle esigenze.

Negli alimentatori non modulari tutti i cavi sono connessi e non possono essere scollegati.


Formato/Dimensione
Le dimensioni di un alimentatore variano in base al formato. Il fattore di forma più comune è quello ATX. I modelli più compatti sono i formati SFX-L, SFX, TFX, Flex ATX.







Calcolare la potenza adeguata alla propria configurazione

Per calcolare la potenza dell'alimentatore da acquistare è possibile sommare i valori di consumo dei singoli componenti installati, tenendo in considerazione anche i livelli di corrente che l’alimentatore è in grado di erogare sulle diverse linee di collegamento, oppure affidarsi a strumenti di calcolo disponibili su Web dotati di un database aggiornato dei componenti corredati di tutti i dati relativi al consumo elettrico. Uno dei servizi più noti è outervision.com.
La homepage permette di selezionare tra la modalità esperti, principianti o pc preconfigurati.
OuterVision Power Supply Calculator
FIG 4 - OuterVision Power Supply Calculator

Tramite la modalità esperti o principianti è possibile selezionare i componenti del proprio PC e, alla fine, calcolare la potenza necessaria cliccando sul pulsante Calculate. All'interno dei risultati viene visualizzato il consumo del sistema, la potenza consigliata per l'alimentatore e quella per un eventuale gruppo di continuità (UPS).

Calcolo potenza tramite OuterVision Power Supply Calculator
FIG 5 - Calcolo potenza tramite OuterVision Power Supply Calculator











lunedì 27 aprile 2020

MS Exchange: Aggiungere una foto all'account utente tramite EMS

Nell'articolo MS Exchange: Rimuovere la foto associata all'account utente tramite EMS è stato mostrato come rimuovere la foto di un utente tramite Exchange Management Shell e il cmdlet Remove-UserPhoto. In questo articolo vedremo, invece, l'operazione opposta ovvero quella di associare una foto all'account utente tramite EMS. Il cmdlet utilizzato allo scopo è Set-UserPhoto. Con tale comando la foto verrà memorizzata all'interno dell'account di Active Directory dell'utente e nella directory radice della casella di posta di Exchange. Gli utenti possono comunque caricare, visualizzare in anteprima e salvare una foto utente nel proprio account utilizzando la pagina Opzioni di Outlook sul Web oppure da Outlook accedendo al menu File e, nella sezione Informazioni, cliccando sul link Cambia presente sotto la foto (si veda FIG 1).



MS Exchange, foto associata all'account utente
FIG 1 - MS Exchange, foto associata all'account utente

Sintassi


Set-UserPhoto
   [-Identity] <MailboxIdParameter>
   [-Cancel]
   [-Confirm]
   [-GroupMailbox]
   [-DomainController <Fqdn>]
   [-IgnoreDefaultScope]
   [-PhotoType <String>]
   [-WhatIf]

   [<CommonParameters>]

Set-UserPhoto
   [-Identity] <MailboxIdParameter>
   -PictureData <Byte[]>
   [-Confirm]
   [-DomainController <Fqdn>]
   [-GroupMailbox]
   [-IgnoreDefaultScope]
   [-PhotoType <String>]
   [-WhatIf]

   [<CommonParameters>]

Set-UserPhoto
   [-Identity] <MailboxIdParameter>
   [-PictureData <Byte[]>]
   [-PictureStream <Stream>]
   [-Preview]
   [-Confirm]
   [-DomainController <Fqdn>]
   [-GroupMailbox]
   [-IgnoreDefaultScope]
   [-PhotoType <String>]
   [-WhatIf]

   [<CommonParameters>]

Set-UserPhoto
   [-Identity] <MailboxIdParameter>
   -PictureStream <Stream>
   [-Confirm]
   [-DomainController <Fqdn>]
   [-GroupMailbox]
   [-IgnoreDefaultScope]
   [-PhotoType <String>]
   [-WhatIf]

   [<CommonParameters>]

Set-UserPhoto
   [-Identity] <MailboxIdParameter>
   [-Save]
   [-Confirm]
   [-DomainController <Fqdn>]
   [-GroupMailbox]
   [-IgnoreDefaultScope]
   [-PhotoType <String>]
   [-WhatIf]

   [<CommonParameters>]



Parametri

-Cancel
Consente di eliminare la foto attualmente caricata come anteprima.

-Confirm
Consente di specificare se mostrare o nascondere la richiesta di conferma.

-DomainController
Il parametro permette di specificare il controller di dominio utilizzato da questo cmdlet. Il domain controller va specificato come FQDN (Fully Qualified Domain Name). Ad esempio ServerDC01.mycompany.com. 

-PhotoType
Questo parametro è riservato all'uso interno da parte di Microsoft.

-GroupMailbox
Il parametro è necessario per modificare i gruppi di Office 365. 

-Identity
Tale parametro specifica la mailbox/account dell'utente su cui si desidera intervenire. Al parametro può essere passato un qualsiasi valore che identifica la mailbox in maniera univoca come:
GUID
Distinguished name (DN)
Dominio\Account
Nome dell'entità utente
LegacyExchangeDN
SamAccountName
Indirizzo SMTP
Alias 

-IgnoreDefaultScope
L'opzione IgnoreDefaultScope indica al comando di ignorare l'impostazione dell'ambito dei destinatari predefinita per la sessione di Exchange Management Shell e di utilizzare l'intera foresta come ambito. In questo modo, il comando consente di accedere a oggetti di Active Directory che non sono attualmente disponibili nell'ambito predefinito.
L'utilizzo di tale parametro presenta le seguenti restrizioni:
  • Non è possibile utilizzare il parametro DomainController. Il comando utilizza automaticamente un server di catalogo globale appropriato.
  • È possibile utilizzare solo il DN per il parametro Identity. Non vengono accettate altre forme di identificazione, ad esempio alias o GUID.


-PictureData
Il parametro PictureData consente di specificare il file di foto che verrà caricato nell'account dell'utente. Questo parametro utilizza la sintassi ([System. IO. file]:: ReadAllBytes ("<nome file e percorso>"))

-PictureStream
Il parametro PictureStream specifica la foto che deve essere caricata sull'account utente. Questo parametro viene utilizzato dalle applicazioni client come Outlook sul Web quando gli utenti aggiungono una foto. Per caricare una foto tramite PowerShell, utilizzare il parametro PictureData per specificare il file di foto.

-Preview
L'opzione Preview consente di caricare una foto di anteprima per l'account utente. La foto di anteprima è l'oggetto Photo caricato nell'account dell'utente, ma non viene salvato. Ad esempio, se un utente carica una foto nelle opzioni di Outlook sul Web per visualizzare un'anteprima prima di salvarla. Se si utilizza l'opzione Anteprima per caricare una foto di anteprima, è necessario eseguire il comando Set-UserPhoto -Save per salvarlo come foto dell'utente.

-Save
L'opzione Save consente di specificare che la foto caricata sull'account utente verrà salvata come foto utente.

-WhatIf
L'opzione WhatIf consente di simulare le azioni del comando. È possibile utilizzare tale opzione per visualizzare le modifiche che verrebbero applicate senza effettivamente applicarle. Con questa opzione non è necessario specificare alcun valore.



Esempi


Esempio 1
Set-UserPhoto -Identity GLUBRANO -PictureData ([System.IO.File]::ReadAllBytes("C:\Foto.jpg"))
Viene caricata e salvata la foto specificata sull'account utente GLUBRANO.

Esempio 2
Set-UserPhoto -Identity GLUBRANO -Cancel

Esempio 3
Set-UserPhoto -Identity GLUBRANO -PictureData ([System.IO.File]::ReadAllBytes("C:\Foto.jpg")) -Preview; Set-UserPhoto GLUBRANO -Save
Questo esempio mostra come utilizzare due comandi per caricare e salvare l'anteprima di una foto sull'account utente di GLUBRANO. Con il primo comando viene caricata una foto di anteprima nell'account utente mentre il secondo comando Salva la foto caricata come anteprima della foto.



venerdì 24 aprile 2020

Windows Server 2019: Mappare cartelle personali

Oltre a disporre di una cartella condivisa tra più utenti, come visto nell'articolo Windows Server 2019: Mappare automaticamente una cartella condivisa, può essere utile avere una cartella personale in cui salvare i propri documenti riservati e ritrovarli su qualsiasi postazione del dominio a cui si effettua l'accesso.
In quest'articolo andremo a creare una cartella individuale sul server per ciascun utente del dominio. La cartella sarà accessibile solo al proprietario e non sarà condivisa con altri utenti, inoltre verrà mappata automaticamente al logon dell'utente sulle postazioni.

La prima operazione da fare è quella di creare una cartella all'interno del server che andrà a contenere le cartelle individuali degli utenti.
  • Posizionarsi sul server Server1DC, aprire Esplora fileQuesto PC, doppio clic su Disco locale (C:).
  • Creare una nuova cartella e rinominarla in Dati Personali.
  • Cliccare con il tasto destro del mouse sulla cartella appena creata, selezionare Proprietà quindi, nella scheda Condivisione cliccare sul pulsante Condivisione avanzata.
    Condivisione cartella Dati Personali
    FIG 1 - Condivisione cartella Dati Personali
  • Selezionare l'opzione Condividi questa cartella. Al nome suggerito per la condivisione aggiungere il simbolo $ alla fine. In questo modo verrà creata una condivisione nascosta: se da una workstation del dominio nella barra indirizzi di Esplora file digitiamo \\Server1DC la condivisione nascosta non verrà visualizzata (FIG 3) ma sarà comunque accessibile agli utenti abilitati digitando il percorso di rete \\Server1DC\Dati Personali$. Cliccare su Autorizzazioni.
    Condivisione avanzata, condivisione nascosta
    FIG 2 - Condivisione avanzata, condivisione nascosta

    Windows 10, Condivisione nascosta non visibile
    FIG 3 - Windows 10, Condivisione nascosta non visibile
  • Selezionare il gruppo Everyone e cliccare sul pulsante Rimuovi.
    Autorizzazioni condivisione, rimozione gruppo Everyone
    FIG 4 - Autorizzazioni condivisione, rimozione gruppo Everyone
  • Cliccare sul pulsante Aggiungi.
    Autorizzazioni condivisioni, Aggiungi gruppo
    FIG 5 - Autorizzazioni condivisioni, Aggiungi gruppo
  • All'interno della casella Immettere i nomi degli oggetti da selezionare, digitare Domain Users, cliccare sul pulsante Controlla nomi quindi su OK.
    Autorizzazioni Domain Users
    FIG 6 - Autorizzazioni Domain Users
  • All'interno della finestra Autorizzazioni per Dati Personali$ assicurarsi che il gruppo Domain Users sia selezionato quindi, in Autorizzazioni per Domain Users, selezionare la casella Controllo completo e cliccare su OK per applicare la modifica.

    Controllo completo Domain Users
    FIG 7 - Controllo completo Domain Users
  • Nella finestra Condivisione avanzata cliccare su OK.
    Condivisione avanzata
    FIG 8 - Condivisione avanzata
  • All'interno della finestra Proprietà - Dati Personali selezionare la scheda Sicurezza quindi cliccare sul pulsante Avanzate.
    Sicurezza cartella condivisa
    FIG 9 - Sicurezza cartella condivisa
  • Tutti gli utenti appartenenti al dominio hanno il controllo completo sul contenuto della cartella. Il nostro obiettivo è quello di andare a creare, all'interno della cartella Dati Personali, altre cartelle individuali per ciascun utente del dominio a cui solo il proprietario potrà accedere. Per default i permessi vengono ereditati dalla cartella superiore pertanto è necessario rimuovere l'ereditarietà dei permessi per raggiungere il nostro scopo. All'interno della finestra Impostazioni avanzate di sicurezza per Dati Personali cliccare su Disabilita ereditarietà.
    Disabilita ereditarietà
    FIG 10 - Disabilita ereditarietà
  • All'interno della finestra di dialogo Blocca eredità cliccare su Converti autorizzazioni ereditate in autorizzazioni esplicite per questo oggetto.
    Blocca eredità, Converti autorizzazioni ereditate in autorizzazioni esplicite per questo oggetto
    FIG 11 - Blocca eredità, Converti autorizzazioni ereditate in autorizzazioni esplicite per questo oggetto
  • Selezionare il gruppo Users con i permessi di Accesso in Lettura ed esecuzione e cliccare sul pulsante Rimuovi. Eseguire la stessa operazione per l'altro gruppo Users con permessi di Accesso Speciale quindi cliccare su OK.
    Impostazioni avanzate di sicurezza per Dati Personali, rimozione autorizzazioni
    FIG 12 - Impostazioni avanzate di sicurezza per Dati Personali, rimozione autorizzazioni
  • Cliccare sul pulsante Chiudi per la chiusura delle finestra Proprietà - Dati Personali.
    Proprietà - Dati Personali
    FIG 13 - Proprietà - Dati Personali
La prima fase è conclusa. Adesso non resta che creare le sottocartelle per ciascun utente. L'operazione può essere eseguita tramite Utenti e Computer di Active Directory:
  • Da Server Manager cliccare sul menu Strumenti e selezionare Utenti e Computer di Active Directory (Active Directory Users and Computers). In alternativa premere la combinazione di tasti WIN+R digitare dsa.msc e premere invio.
    Server Manager, Strumenti, Utenti e computer di Active Directory
    FIG 14 - Server Manager, Strumenti, Utenti e computer di Active Directory
  • Selezionare gli utenti dell'unità organizzativa mycompany.local\Direzione\Utenti, cliccarci su con il tasto destro del mouse e selezionare Proprietà.
    Proprietà account utente
    FIG 15 - Proprietà account utente
  • All'interno della scheda Profilo, selezionare la casella Home directory quindi l'opzione Connetti. Dall'elenco a discesa selezionare la lettera con la quale si intende mappare la cartella (ad es Z:) e inserire il percorso di rete \\Server1DC\Dati Personali$\%USERNAME%
    %username% è una variabile d'ambiente contenente il nome utente. Cliccare su OK per applicare l'impostazione.
    Mappare cartelle personali individuali
    FIG 16 - Mappare cartelle personali individuali
  • Le cartelle individuali per ciascun utente verranno automaticamente create all'interno della cartella condivisa \\Server1DC\Dati Personali$
    Cartelle personali create in \\Server1DC\Dati Personali$
    FIG 17 - Cartelle personali create in \\Server1DC\Dati Personali$
  • Da questo momento, quando uno degli utenti appartenenti alla UO mycompany.local\Direzione\Utenti effettuerà il logon su una workstation del dominio, si ritroverà mappata come disco Z: la cartella personale presente sul server e a cui solo lui ha accesso. Ovviamente non sarà più visibile la cartella condivisa che abbiamo creato nell'articolo Windows Server 2019: Mappare automaticamente una cartella condivisa ma a questo si può ovviare tramite uno script di logon di cui parlerò nel prossimo articolo.
    Windows 10, Cartella personale mappata
    FIG 18 - Windows 10, Cartella personale mappata

    FIG 19 - Autorizzazioni sulla cartella personale