giovedì 25 maggio 2023

Windows Server 2022: Introduzione a Storage Quality of Service (QoS)

Storage Quality of Service (QoS) consente di monitorare e gestire centralmente le prestazioni dello storage delle macchine virtuali (VM) che utilizzano Hyper-V e i ruoli Scale-Out File Server. Si noti che è possibile utilizzare i volumi condivisi del cluster al posto del file server Scale-Out, se lo si desidera. 

La funzione migliora automaticamente l'equità delle risorse di storage tra più macchine virtuali che utilizzano lo stesso cluster di file server e consente di configurare obiettivi di prestazioni minime e massime basati su criteri in unità di IOPS normalizzati.

Storage QoS consente di raggiungere alcuni obiettivi:
  • Garantisce che una sola macchina virtuale non possa utilizzare tutta la larghezza di banda dello storage e consumare tutte le risorse.
  • Monitorare le prestazioni dello storage end-to-end. Non appena le macchine virtuali memorizzate su uno Scale-Out File Server vengono avviate, le loro prestazioni vengono monitorate. I dettagli sulle prestazioni di tutte le macchine virtuali in esecuzione e la configurazione del cluster Scale-Out File Server possono essere visualizzati da un'unica posizione.
  • Gestione dell'I/O dello storage in base alle esigenze aziendali del carico di lavoro. I criteri QoS dello storage definiscono i minimi e i massimi delle prestazioni per le macchine virtuali e ne garantiscono il rispetto. Questo garantisce prestazioni costanti alle macchine virtuali, anche in ambienti densi e sovraprovisionati. Se i criteri non possono essere rispettati, sono disponibili avvisi per tenere traccia di quando le macchine virtuali non rientrano nei criteri o sono assegnate a criteri non validi.

Uno dei modi più semplici per sperimentare Storage QoS è quello di impostare un cluster failover e creare un cluster condiviso. In questo modo, Storage QoS viene impostato automaticamente. È possibile visualizzarlo in Risorse del nucleo del cluster.




lunedì 15 maggio 2023

Windows Server 2022: Storage Spaces Direct

Storage Spaces è una tecnologia presente in Windows e Windows Server che consente di raggruppare tre o più unità in un pool di archiviazione e quindi utilizzare la capacità di tale pool per creare Storage Spaces. Queste unità di solito memorizzano copie aggiuntive dei dati (mirroring), in modo che se una delle unità si guasta, si ha ancora una copia intatta dei dati inoltre, ove necessario, è possibile aggiungere ulteriori unità per espandere lo storage a disposizione.

Storage Spaces Direct (S2D) è una funzionalità, basata su Storage Spaces , introdotta in Windows Server 2016 Datacenter Edition. Si tratta di una soluzione software-defined il che significa che non viene eseguita su tutti i PC Windows. Questa soluzione ha permesso, alle organizzazioni che non potevano permettersi una SAN, di realizzare una soluzione di archiviazione altamente disponibile e altamente scalabile sfruttando lo storage locale dei server per creare un pool di storage utilizzabile dall'intero cluster di server, chiamati nodi. 

Requisiti hardware

Al fine di garantire che l'hardware utilizzato interagisca senza problemi, tutti i dispositivi devono essere certificati Windows Server 2016 da Microsoft per l'uso con Storage Spaces Direct e conformi allo standard Software-Defined Data Center (SDDC). 

I processori Intel Nehalem o AMD EPYC soddisfano i requisiti minimi di compatibilità con i server. Un nodo Storage Spaces Direct richiede 4 GB di RAM per TB per unità cache, oltre alla memoria per un singolo server Windows con gli stessi requisiti.

Gli hard disk magnetici e SSD possono essere collegati tramite SAS o SATA. Le unità USB non sono supportate. Analogamente, non è possibile utilizzare controller RAID, poiché l'hardware è controllato esclusivamente tramite il livello software Storage Spaces Direct. Le unità devono essere collegate fisicamente al server. Non è possibile integrare i NAS (Network Attached Storage).
Per l'archiviazione di dati a cui è necessario accedere frequentemente, è consigliabile utilizzare unità SSD. In questo caso, è preferibile utilizzare unità SSD Enterprise che supportino la protezione contro la perdita di dati a seguito interruzione dell'alimentazione. Quando si utilizzano unità SSD o NVMe, tutte le unità installate in un nodo devono essere dello stesso tipo

Storage Spaces Direct utilizza SMB3, compresi SMB Direct e SMB Multichannel, su Ethernet. Per comunicare tra loro, i singoli nodi di un cluster necessitano di una connessione di rete a 10 Gbps o più veloce. Le schede di rete devono supportare RDMA (Remote Direct Memory Access) con i protocolli RoCE o iWARP.


Preparazione dello storage

Su ogni server è necessario installare i ruoli Failover Clustering e Hyper-V. Failover Clustering consente di proteggere i dati archiviati da guasti hardware. Se un disco rigido o un intero nodo si guasta, non si perdono dati e il sistema nel suo complesso rimane operativo.
Storage Spaces Direct è ideale quando si desidera espandere la capacità di archiviazione di rete nel modo più flessibile possibile e garantire la massima sicurezza dei dati in caso di guasti hardware. S2D consente di rendere disponibili i dati in diverse sedi aziendali contemporaneamente, a patto che si disponga di una connessione di rete veloce tra queste sedi.
Storage Spaces Direct è composto da almeno due nodi su ciascuno dei quali sono installate almeno due unità. 

L'impostazione dello storage è abbastanza semplice. Si crea un pool di storage dai dischi fisici e da lì si creano i dischi logici e poi i volumi. Di seguito verrà mostrato come farlo su un server standalone, ma il processo è molto simile con i server in cluster. Innanzitutto, si crea un pool di archiviazione. Poi si creano i dischi logici e, infine, i volumi.


Creazione del pool di archiviazione

Il pool di archiviazione è il punto di partenza per la creazione dello storage per Storage Spaces Direct. L'insieme di unità che costituisce la base di Storage Spaces si chiama pool di archiviazione. Viene creato automaticamente e tutte le unità idonee vengono rilevate e aggiunte automaticamente. É consigliabile utilizzare un pool per cluster, con le impostazioni predefinite. Ecco come creare il pool di archiviazione:
  • Da Server Manager, fare clic su Servizi file e archiviazione nel menu a sinistra.
    Server Manager
    FIG 1 - Server Manager
  • Cliccare su Pool di archiviazione. Se ci sono unità disco disponibili, vengono visualizzate sotto Dischi Fisici in basso a destra. Sotto i pool di archiviazione è presente una voce denominata Primordial. Questa voce viene creata per impostazione predefinita con i dischi disponibili.

    Pool di archiviazione
    FIG 2 - Pool di archiviazione
  • Cliccare, con il pulsante destro del mouse, sulla dicitura Primordial e selezionare Nuovo pool di archiviazione. Verrà avviato un Wizard che ci guiderà nella creazione del pool di archiviazione.
    Nuovo pool di archiviazione
    FIG 3 - Nuovo pool di archiviazione
  • Nella schermata Prima di iniziare vengono fornite informazioni sulla creazione del pool di archiviazione. Cliccare su Avanti per proseguire.
    Prima di iniziare
    FIG 4 - Prima di iniziare
  • Nella schermata Specificare il sottosistema e il nome del pool di archiviazione, immettere un nome per il pool e fare clic su Avanti. Il nome del pool immesso in questo esempio è "Pool1". In FIG 5 si nota che il pool Primordial è selezionato per impostazione predefinita. 
    Specificare il sottosistema e il nome del pool di archiviazione
    FIG 5 - Specificare il sottosistema e il nome del pool di archiviazione
  • Nella schermata Seleziona dischi fisici per il pool di archiviazione, vengono visualizzati tutti i dischi presenti nel pool primordial. È possibile scegliere alcuni o tutti i dischi. Per questo esempio, selezionare tutti i dischi e cliccare su Avanti.
    Seleziona dischi fisici per il pool di archiviazione
    FIG 6 - Seleziona dischi fisici per il pool di archiviazione
  • Nella schermata Conferma selezioni, fare clic su Crea.
    Conferma selezioni
    FIG 7 - Conferma selezioni
  • Se tutto è andato bene, la schermata Visualizza risultati dovrebbe indicare che la creazione del pool è completata. Cliccare su Chiudi.
    Visualizza risultati
    FIG 8 - Visualizza risultati
  • A questo punto il pool di archiviazione è stato creato.
    Pool di archiviazione
    FIG 9 - Pool di archiviazione


Creazione di un disco logico

Ora che il pool è stato creato, è possibile creare un disco logico. Procedere come segue:
  • Fare clic con il pulsante destro del mouse sul pool creato in precedenza (Pool1) e selezionare Nuovo disco virtuale, oppure fare clic sul collegamento ipertestuale Per creare un disco virtuale, avviare la Creazione guidata nuovo disco virtuale presente nella casella Dischi Virtuali.
    Nuovo disco virtuale
    FIG 10 - Nuovo disco virtuale
  • Verrà chiesto di selezionare il pool di archiviazione con cui lavorare. Nel nostro caso sarà presente solo il pool creato finora, Pool1. Selezionare Pool1 e fare clic su OK per avviare la creazione guidata del disco virtuale.
    Selezione pool di archiviazione
    FIG 11 - Selezione pool di archiviazione
  • Nella schermata Operazioni preliminari, fare clic su Avanti.
    Creazione guidata disco virtuale, Operazioni preliminari
    FIG 12 - Creazione guidata disco virtuale, Operazioni preliminari
  • Nella schermata Specifica nome disco virtuale immettere, nella casella Nome, il nome che si intende assegnare al disco virtuale. Nella casella Descrizione è possibile digitare un testo descrittivo relativo al disco virtuale che si sta creando. In FIG 13 nel campo Nome è stata digitata la stringa VDisk1 che verrà assegnata come nome del nuovo disco virtuale. Cliccare su Avanti per proseguire.
    Specifica nome disco virtuale
    FIG 13 - Specifica nome disco virtuale
  • In questa fase, Specifica resilienza enclosure, è possibile abilitare, mediante l'apposita casella, il riconoscimento degli alloggiamenti. La funzionalità di riconoscimento degli alloggiamenti archivia copie dei dati in alloggiamenti di archiviazione separati (JBOD) e ciò contribuisce alla protezione dei dati in caso di malfunzionamento di un intero alloggiamento. Lasciare deselezionata la casella Abilita riconoscimento enclosure e cliccare su Avanti.
    Specifica resilienza enclosure
    FIG 14 - Specifica resilienza enclosure
  • La schermata successiva è quella di Seleziona layout di archiviazione. Sono disponibili tre opzioni: Simple, Mirror, Parity. Queste opzioni sono molto simili ai livelli RAID per quanto riguarda le loro funzioni. Simple è un disco non RAID, Mirror è simile a RAID 1 e Parity è simile a RAID 5. Selezionare Simple e cliccare su Avanti.
    Seleziona layout di archiviazione
    FIG 15 - Seleziona layout di archiviazione
  • Nella schermata Specificare il tipo di provisioning è possibile scegliere tra Thin e Fisso. Il tipo Thin utilizza, per il volume, la quantità di spazio del pool di archiviazione necessaria fino alla dimensione del volume. Il tipo Fisso, per il volume, utilizza una quantità di spazio del pool di archiviazione pari alla dimensione del volume. Selezionare Thin per il tipo di provisioning e fare clic su Avanti.
    Specificare il tipo di provisioning
    FIG 16 - Specificare il tipo di provisioning
  • Nella schermata Specificare le dimensioni del disco virtuale, indicare la dimensione nell'apposita casella e cliccare su Avanti.
    Specificare le dimensioni del disco virtuale
    FIG 17 - Specificare le dimensioni del disco virtuale
  • Nella pagina Conferma selezioni, verificare la correttezza delle impostazioni quindi cliccare su Crea.
    Conferma selezioni
    FIG 18 - Conferma selezioni
  • Nella schermata Visualizza risultati, verificare che tutto sia andato a buon fine. Togliere la spunta alla casella Crea un volume al termine della procedura guidata (mostrerò più avanti come procedere per la creazione di un volume) e cliccare su Chiudi.
    FIG 19 - Visualizza risultati


Creazione di un volume

Dopo aver creato un pool di archiviazione e un disco virtuale, si è pronti a creare un volume. Procedete come segue:
  • Cliccare, con il pulsante destro del mouse, sul disco logico creato in precedenza (in questo caso nominato VDisk1) scegliere Nuovo volume.
    Nuovo volume
    FIG 20 - Nuovo volume
  • Nella schermata Prima di iniziare, cliccare su Avanti.
    Nuovo volume, Prima di iniziare
    FIG 21 - Nuovo volume, Prima di iniziare
  • A questo punto, nella schermata Selezionare il server e il disco, selezionare il server e il disco (nel nostro caso sarà presente un solo server e un solo disco) e cliccare su Avanti.
    Selezionare il server e il disco
    FIG 22 - Selezionare il server e il disco
  • Nella schermata Specificare dimensioni del volume, inserire la dimensione desiderata e fare clic su Avanti
    Specifica dimensioni del volume
    FIG 23 - Specifica dimensioni del volume
  • Nella schermata Assegnare a una lettera di unità o cartella, selezionate una lettera di unità o specificate una cartella e fare clic su Avanti. In FIG 24 è stata assegnata la lettera F.
    Assegnare a una lettera di unità o cartella
    FIG 24 - Assegnare a una lettera di unità o cartella
  • La successiva schermata è Selezionare le impostazioni del file system. In questa fase è possibile intervenire sulle impostazioni del file system e sull'etichetta da assegnare al nuovo volume. Cliccare su Avanti
    Selezionare le impostazioni del file system
    FIG 25 - Selezionare le impostazioni del file system
  • Verificare il riepilogo delle selezioni all'interno della schermata Conferma selezioni e, se tutto risulta corretto, cliccare Crea.
    Conferma selezioni
    FIG 26 - Conferma selezioni
  • Se tutto è andato per il verso giusto avremo una schermata Fine come quella mostrata in FIG 27. Cliccare su Chiudi per chiudere la finestra della procedura guidata.
    Fine
    FIG 27 - Fine
    La situazione dopo le operazioni eseguite sarà simile a quella mostrata in FIG 28.
    Pool di archiviazione
    FIG 28 - Pool di archiviazione
    In Esplora file sarà visibile il volume appena creato (in questo caso il volume è rappresentato dalla lettera di unità F).
    Esplora file
    FIG 29 - Esplora file





sabato 13 maggio 2023

Scaricare video da Reddit

Reddit è un sito web di social media che consente agli utenti di creare e partecipare a discussioni su una vasta gamma di argomenti. Il sito web è organizzato in comunità virtuali, chiamate subreddit, ciascuna delle quali è dedicata a un argomento specifico, come notizie, intrattenimento, tecnologia, sport, hobby, salute e benessere, e molti altri.

Gli utenti registrati (chiamati redditor) possono creare post all'interno di ogni subreddit per iniziare una discussione o condividere contenuti come link, immagini e video. Gli altri utenti possono rispondere ai post, votare su di essi per indicare il loro apprezzamento o disappunto, e commentare sulle risposte degli altri utenti.

Reddit è uno dei siti web più popolari al mondo, con milioni di utenti attivi ogni giorno. È anche una fonte importante di notizie e informazioni, poiché molte notizie e storie vengono condivise per la prima volta su Reddit prima di diventare virali su altri siti web.

Alcuni post contengono video interessanti che potremmo voler scaricare per conservarli o per visionarli con calma. Esistono diversi metodi per scaricare efficacemente video da Reddit, in quest'articolo ne mostrerò alcuni tra i più semplici e veloci.

Una volta individuato il post di Reddit contenente il video o la GIF di proprio interesse, cliccare sul link Condividi e selezionare Copia link.
Reddit, Copia link
FIG 1 - Reddit, Copia link
Dal browser accedere al sito  Reddit Video Downloader all'indirizzo https://redditsave.com. Nell'apposito campo di testo, incollare il link precedentemente copiato e cliccare sul tasto Download.
Reddit Video Downloader
FIG 2 - Reddit Video Downloader
A questo punto potrebbe essere richiesto di indicare la qualità desiderata scegliendo tra la versione HD (link Download HD video) e la versione SD (link SD Versions) del video. Se non si hanno problemi di spazio è consigliabile scaricare la versione ad alta definizione (HD) cliccando sull'apposito link. 
Qualità video
FIG 3 - Qualità video
Nel caso in cui il sito non dovesse funzionare o risultasse non raggiungibile è possibile utilizzare valide alternative come





giovedì 11 maggio 2023

Windows Server 2022:Introduzione alle Storage Area Network (SAN)

Per anni, l'archiviazione locale sul server è stata la soluzione principale per l'archiviazione dei dati. Tuttavia, questa soluzione presentava diversi problemi e limiti. Innanzitutto, non era tollerante ai guasti (a meno che non si usasse il RAID, con l'eccezione del RAID 0) inoltre, non era facilmente scalabile e la capacità di archiviazione era limitata al numero di dischi che potevano essere inseriti all'interno del server.

Per ovviare a questi limiti furono introdotti gli array di unità. Questi array consentivano di avere vassoi di dischi espandibili, che potevano essere utilizzati per il mirroring di altri vassoi o per l'utilizzo di RAID per la tolleranza ai guasti.  Gli array di unità necessitavano di una rete in grado di supportare la crescente quantità di dati che vi venivano immessi. Così è nata la Storage Area Network (SAN). 
Una Storage Area Network (SAN) è una rete, o parte di una rete, ad alta velocità di trasmissione costituita esclusivamente da dispositivi di memorizzazione di massa (anche di tipi e tecnologie differenti). Lo scopo di una SAN è quella di fornire un'infrastruttura di storage condivisa (disponibile per qualsiasi computer connesso ad essa), affidabile, scalabile e facile da gestire per l'archiviazione dei dati. Per la comunicazione all'interno di una SAN vengono utilizzati diversi protocolli. I protocolli attualmente più diffusi e utilizzati negli ambienti aziendali sono FCP (Fibre Channel Protocol) ed iSCSI (Internet SCSI).

iSCSI
Il protocollo di comunicazione iSCSI (Internet Small Computer System Interface) è stato creato per consentire a dispositivi di storage di comunicare su una rete IP. Il protocollo permette di inviare comandi a dispositivi di memoria SCSI fisicamente collegati a server e/o altri dispositivi remoti (come ad esempio NAS o SAN). Ciò consente di utilizzare dispositivi di storage remoti come se fossero dispositivi locali. 
Per la comunicazione il client utilizza un driver, detto initiator, per inviare all'host dove sono fisicamente ospitati i dischi, detto target, i comandi che consentono di leggere e scrivere il disco virtuale. L'initiator tipicamente si identifica tramite un codice alfanumerico, detto IQN (acronimo inglese di "iSCSI Qualified Name") al quale può essere associata una policy di accesso basata sull'indirizzo IP mittente.
Per garantire la sicurezza dei dati, iSCSI supporta l'autenticazione e la crittografia. L'autenticazione può essere basata su CHAP (Challenge Handshake Authentication Protocol) o su IPsec (Internet Protocol Security), mentre la crittografia può essere basata su IPSec o SSL (Secure Sockets Layer).
L'iSCSI è diventato il preferito dalle piccole e medie imprese perché l'azienda poteva utilizzare l'infrastruttura di rete esistente per supportare il traffico di storage (a differenza della SAN Fibre Channel, che richiede hardware dedicato come HBA FC, switch FC, ecc.). Questo ha reso l'iSCSI un investimento iniziale più contenuto, perché non era necessario acquistare schede e switch speciali per supportare il tipo di traffico. L'azienda aveva semplicemente bisogno di un dispositivo di archiviazione iSCSI e poteva utilizzare l'iSCSI. Il protocollo iSCSI, infatti, incapsula i comandi SCSI in un pacchetto TCP (Transmission Control Protocol) quindi i dati vengono successivamente trasferiti a destinazione attraverso il tradizionale cablaggio Ethernet.

Fibre Channel
Fibre Channel è ancora il più popolare tra i due protocolli, soprattutto per la velocità e l'affidabilità. Inizialmente utilizzato principalmente nel campo dei supercomputer, è diventato il tipo di connessione standard per le Storage Area Network nell'enterprise storage. Richiede l'acquisto di schede di rete e switch speciali per supportare il protocollo Fibre Channel. Sebbene Fibre Channel offra trasferimenti di dati veloci, è limitato dalla distanza, molto più di quanto non lo sia iSCSI. Nonostante la connotazione comune del suo nome, il segnale Fibre Channel può andare sia su cavi di rame UTP che su cavi a fibra ottica. Ovviamente per maggiori prestazioni è necessario utilizzare la connessione in fibra ottica.

Per ottenere il meglio dai due mondi, sono disponibili dispositivi di storage in grado di supportare sia iSCSI e Fibre Channel.




martedì 9 maggio 2023

Windows Quick Tip: Generare coppia di chiavi SSH tramite riga di comando

Gli algoritmi crittografici sono fondamentali per la sicurezza delle comunicazioni.
Il protocollo di rete SSH (Secure Shell) sfrutta la crittografia asimmetrica per rendere sicura la connessione veicolata attraverso una rete insicura come ad esempio Internet. Grazie all'integrazione della tecnologia OpenSSH avvenuta nel 2018, i sistemi operativi Microsoft sono in grado di gestire in maniera nativa le chiavi crittografiche per svariati utilizzi. Tramite il client OpenSSH integrato in Windows è possibile generare manualmente una coppia di chiavi crittografiche da utilizzare per applicazioni web o altro. La generazione delle chiavi in Windows può essere eseguita dal prompt dei comandi (WIN+R e poi digitare ed eseguire il comando cmd) tramite il comando
ssh-keygen
Per la generazione delle due chiavi SSH verrà richiesto di specificare il nome dei file corrispondenti e, facoltativamente, sarà possibile immettere una frase di sicurezza da utilizzare per la protezione della chiave privata. Alla fine del processo verranno prodotti due file. Il file contenente la chiave private è riconoscibile poiché senza estensione mentre quello contenente la chiave pubblica sarà caratterizzato dall'estensione .pub.
ssh-keygen
FIG 1 - ssh-keygen
I file possono essere aperti con un comune editor di testo come blocco note (notepad.exe).
OpenSSh Private key
FIG 2 - OpenSSh Private key

Sintassi

ssh-keygen [Opzioni]

Opzioni

Alcune opzioni importanti del comando ssh-keygen sono le seguenti:

-b bit
Specifica il numero di bit della chiave da creare. La lunghezza predefinita è 3072 bit (RSA) o 256 bit (ECDSA).

-C commento 
Permette di specificare un commento personalizzato alla chiave (che verrà aggiunto alla fine della chiave pubblica).

-p 
Richiede di modificare la passphrase di un file di chiave privata invece di creare una nuova chiave privata.

-t 
Specifica il tipo di chiave da creare. I valori accettati sono:
  • RSA
  • DSA
  • ECDSA
  • ed25519

-o 
Utilizza il nuovo formato OpenSSH.

-q 
Quiet. Durante il processo non viene visualizzato alcun output a video. Viene utilizzato dal file /etc/rc durante la creazione di una nuova chiave.

-N 
Fornisce una nuova passphrase.

-B 
Scarica la fingerprint della chiave nel formato Bubble Babble.

-l
Scarica la fingerprint della chiave in formato SHA-2 (o MD5).




lunedì 8 maggio 2023

Windows Server 2022: Introduzione alla funzionalità Multipath I/O e installazione

Con Windows Server 2022, Microsoft ha introdotto molte nuove funzionalità e miglioramenti che mirano a migliorare l'esperienza degli utenti. Uno di questi miglioramenti è rappresentato dalla funzionalità Multipath I/O, che consente di migliorare la disponibilità e le prestazioni dello storage su server Windows.

Multipath I/O (MPIO) è una tecnologia che consente a un server di riconoscere più di un percorso verso lo storage area network (SAN). Questa tecnologia è comunemente utilizzata per le reti di archiviazione Fibre Channel e iSCSI per garantire la tolleranza agli errori della rete di archiviazione inoltre, a seconda di come viene configurato, MPIO può contribuire ad aumentare le prestazioni utilizzando più connessioni contemporaneamente. L'installazione di MPIO è piuttosto semplice mentre la sua configurazione può essere un po' più complessa. Per installare la funzionalità Multipath I/O è possibile seguire i seguenti passaggi:

Da Server Manager, cliccare su Aggiungi ruoli e funzionalità per avviare il Wizard che ci guiderà nell'operazione.
Server Manager
FIG 1 - Server Manager
Nella pagina Prima di iniziare, il Wizard fornisce alcune informazioni preliminari sull'installazione/rimozione dei ruoli e funzionalità. Cliccare su Avanti.
Aggiunta guidata ruoli e funzionalità, Prima di iniziare
FIG 2 - Aggiunta guidata ruoli e funzionalità, Prima di iniziare
Nella pagina Selezione tipo di installazione lasciare selezionata l'opzione Installazione basata su ruoli o basata su funzionalità e cliccare su Avanti per proseguire.  
Selezione tipo di installazione
FIG 3 - Selezione tipo di installazione
Nella pagina Selezione server di destinazione, è possibile selezionare su quale server installare i ruoli e le funzionalità. Al momento abbiamo un unico server quindi proseguire cliccando su Avanti.
Selezione server di destinazione
FIG 4 - Selezione server di destinazione
In Selezione ruoli server, cliccare su Avanti.
Ruoli server
FIG 5 - Ruoli server
Nella schermata Selezione funzionalità, scorrere l'elenco e selezionare Multipath I/O quindi cliccare su Avanti.
Multipath I/O
FIG 6 - Multipath I/O
Nella schermata Conferma selezioni per l'installazione viene mostrato un resoconto di quello che verrà installato. Procedere con l'installazione cliccando sul pulsante Installa.
Conferma selezioni per l'installazione
FIG 7 - Conferma selezioni per l'installazione
Terminata l'installazione, cliccare su Chiudi per chiudere la finestra di dialogo del Wizard.
Installazione terminata
FIG 8 - Installazione terminata


Con MPIO installato, è possibile configurarlo in modo che funzioni con lo storage iSCSI o anche con lo storage SAS (Serial Attached SCSI).

Installazione di Multipath I/O tramite PowerShell

Sui Server Core non abbiamo un Wizard che ci guida nell'installazione di un ruolo o di una funzionalità e bisogna procedere tramite PowerShell.
Da SConfig digitare 15 seguito da Invio per avviare PowerShell.
SConfig
FIG 9 - SConfig
Prima di poter installare un ruolo tramite PowerShell è necessario conoscere il suo nome. Tramite il cmdlet Get-WindowsFeature possiamo visualizzare tutti i ruoli e le funzionalità disponibili. Il cmdlet consente anche di eseguire una ricerca indicando il nome o parte di esso (accetta anche caratteri jolly) di un ruolo/funzionalità. Per ricercare il ruolo di Multipath I/O è possibile utilizzare il comando
 Get-WindowsFeature *Multipath*  
Get-WindowsFeature
FIG 10 - Get-WindowsFeature
Come visibile in FIG 11, vengono trovati 3 elementi che hanno nel nome la stringa "file" che abbiamo specificato. L'elemento che ci interessa è quello che ha come Display Name Multipath I/O e nome Multipath-IO. Per installare tale ruolo eseguire il comando
 Install-WindowsFeature Multipath-IO  
Viene visualizzata una barra di avanzamento (FIG 11) mentre la funzione viene installata. Al termine verrà mostrato l'esito dell'installazione (FIG 12).
Installazione Multipath IO in corso
FIG 11 - Installazione Multipath IO in corso

Installazione Multipath IO terminata
FIG 12 - Installazione Multipath IO terminata







venerdì 5 maggio 2023

Windows Server 2022: Informazioni sulla gestione dei dischi

Il disco rigido è al centro della maggior parte delle attività svolte sui server. L'evoluzione della tecnologia di archiviazione dei dati ha portato a due tipi di unità di archiviazione molto diffuse: gli hard disk a stato solido (SSD) e gli hard disk magnetici. Mentre entrambi hanno lo scopo di archiviare dati, ci sono significative differenze tra i due in termini di funzionamento, prestazioni e caratteristiche.

HD magnetici (HDD)
Gli HD magnetici, o hard disk drive (HDD), sono stati il tipo di unità di archiviazione più comune per decenni. Gli HDD utilizzano dischi magnetici per memorizzare i dati. Un'unità HDD è costituita da uno o più dischi rigidi rivestiti con un materiale magnetico, che ruotano ad alta velocità su un asse all'interno dell'unità. Un braccio meccanico, alla cui estremità sono presenti le testine di lettura/scrittura, si sposta sopra la superficie del disco permettendo di leggere o scrivere i dati.
Le testine utilizzano un campo magnetico per leggere i dati rappresentati su ciascun disco sotto forma di bit magnetici. Per scrivere i dati, la testina utilizza un campo magnetico per magnetizzare le particelle sulla superficie del disco. La velocità di rotazione del disco e la velocità con cui il braccio si sposta sopra il disco influenzano le prestazioni degli HDD.

HD a stato solido (SSD)
Gli HD SSD sono basati su una tecnologia di archiviazione completamente diversa rispetto agli HD magnetici. Gli SSD utilizzano una memoria flash per memorizzare i dati. La memoria flash è un tipo di memoria non volatile che mantiene i dati anche quando l'alimentazione viene interrotta. In un HD SSD, i dati vengono archiviati in chip di memoria flash e non hanno parti in movimento.
Gli SSD utilizzano celle di memoria flash che possono essere di diversi tipi, tra cui single-level cell (SLC), multi-level cell (MLC) e triple-level cell (TLC), con diverse capacità di archiviazione e velocità di scrittura/lettura. Le celle di memoria flash conservano i dati utilizzando una differenza di carica elettrica per rappresentare un bit di dati, con un'unità di controllo che gestisce l'accesso ai dati memorizzati nelle celle di memoria.

Differenze tra HD SSD e HD magnetici
Prestazioni. Gli HD SSD sono generalmente più veloci degli HD magnetici in termini di velocità di accesso ai dati e velocità di trasferimento dei dati. Poiché non ci sono parti in movimento negli SSD, il tempo di accesso ai dati è molto ridotto rispetto agli HDD, che devono aspettare che il disco ruoti sotto la testina di lettura/scrittura. Inoltre, gli SSD hanno velocità di trasferimento dei dati più elevate rispetto agli HDD, il che li rende ideali per applicazioni che richiedono un rapido accesso ai dati, come gaming, editing video o lavoro professionale e in tutti gli scenari che richiedono un numero elevato di operazioni di input/output al secondo (IOP).

Affidabilità. Gli SSD sono generalmente considerati più affidabili degli HDD in quanto non hanno parti in movimento che potrebbero rompersi o usurarsi nel tempo e sono quindi meno suscettibili a guasti fisici. Inoltre, gli SSD sono in grado di resistere meglio agli urti e alle vibrazioni, rendendoli più adatti per l'uso in dispositivi portatili o in ambienti in cui la robustezza è importante. D'altra parte, negli HDD, i dischi rigidi che ruotano ad alta velocità e le testine di lettura/scrittura che si spostano sopra la superficie del disco possono essere soggetti a usura e guasti meccanici. 

Capacità di archiviazione. Gli HDD tendono ad avere capacità di archiviazione maggiori rispetto agli SSD, specialmente quando si considerano i costi. Gli HDD sono disponibili in capacità di archiviazione molto elevate, anche fino a diversi terabyte (TB), a un costo inferiore rispetto agli SSD. Tuttavia, negli ultimi anni, gli SSD hanno visto una diminuzione dei costi e un aumento delle capacità di archiviazione, rendendoli sempre più competitivi in questo senso. Al momento le unità disco HDD rappresentano ancora la scelta migliore per l'archiviazione dei dati quando l'alta velocità e le alte prestazioni non sono importanti quanto il contenimento dei costi

Consumo energetico. Gli SSD hanno un consumo energetico inferiore rispetto agli HDD. Poiché gli SSD non hanno parti in movimento e utilizzano una tecnologia di memoria flash per archiviare i dati, richiedono meno energia per funzionare. Ciò può comportare una maggiore durata della batteria nei dispositivi portatili come laptop, tablet e smartphone che utilizzano SSD al posto degli HDD.

Rumore. Gli HDD possono generare rumore a causa dei dischi rigidi in movimento e delle testine di lettura/scrittura che si spostano sopra la superficie del disco. Gli SSD, d'altra parte, non emettono rumore.

Resistenza alle temperature. Gli SSD sono generalmente più resistenti alle temperature estreme rispetto agli HDD. Poiché gli SSD non hanno parti in movimento, possono sopportare temperature più elevate o più basse senza subire danni, rendendoli adatti per l'uso in ambienti con temperature estreme, come in applicazioni industriali o in spazi esterni.


In molti scenari, gli amministratori di sistema e gli amministratori di storage adottano un approccio "best of both-worlds" creando uno storage a livelli. Lo storage di livello superiore è composto dalle unità SSD, più veloci e costose, mentre lo storage di livello inferiore, utilizzato per i dati ad accesso non frequente, è costituito dalle unità HDD, meno costose.


Dischi base e dischi dinamici

Dischi base e dinamici sono due tipi di configurazioni di partizioni del disco rigido utilizzate in Microsoft Windows. Questi due tipi di configurazioni possono avere un impatto significativo sulle prestazioni del sistema operativo, sulla disponibilità dello spazio sul disco e sulla capacità di ripristinare il sistema in caso di guasti hardware o software.

Disco Base
I dischi di base sono i tipi di archiviazione più spesso usati con Windows. Il termine disco di base fa riferimento a un disco che contiene partizioni, ad esempio partizioni primarie e unità logiche, e queste a loro volta vengono formattate con un file system per diventare un volume per l'archiviazione file. 
Ci sono diversi vantaggi nell'utilizzare i dischi base rispetto ai dischi dinamici. Uno dei principali vantaggi è la maggiore compatibilità con altri sistemi operativi, in quanto i dischi base utilizzano il formato di partizione standard MBR (Master Boot Record) o GPT (GUID Partition Table) che è supportato da tutti i sistemi operativi. Inoltre, i dischi base sono meno complessi rispetto ai dischi dinamici e richiedono meno gestione e manutenzione. La creazione di una partizione del disco base è semplice e può essere eseguita utilizzando lo strumento di gestione delle partizioni integrato in Windows, Gestione disco (Disk Management, diskmgmt.msc).
Dischi di Base
FIG 1 - Dischi di Base

Ci sono quattro tipi di partizioni del disco base che possono essere create utilizzando il formato MBR:
  • Partizione primaria. Questa è la partizione principale del disco rigido, che può essere utilizzata per installare il sistema operativo o per archiviare i dati.
  • Partizione estesa. La partizione estesa viene utilizzata per creare partizioni logiche all'interno di essa. In questo modo, è possibile creare più di quattro partizioni sul disco rigido.
  • Partizione logica. Le partizioni logiche sono create all'interno della partizione estesa e sono utilizzate per archiviare i dati.
  • Partizione di sistema. La partizione di sistema è utilizzata per archiviare i file necessari per il caricamento del sistema operativo durante l'avvio del sistema.

Utilizzando il formato di partizione GPT, è possibile creare un massimo di 128 partizioni del disco rigido. GPT supporta anche le partizioni di avvio protette (PBP) e le partizioni di ripristino.

In sintesi, i dischi base sono una soluzione semplice e conveniente per la gestione delle partizioni del disco rigido. Tuttavia, se si necessita di configurazioni di partizioni più complesse o di funzionalità avanzate come la tolleranza ai guasti, i dischi dinamici potrebbero essere la scelta migliore.


Disco dinamico
I dischi dinamici sono una configurazione di partizioni del disco rigido che consente di creare un volume logico composto da più partizioni. I dischi dinamici sono supportati solo da Microsoft Windows e non sono compatibili con altri sistemi operativi.
I dischi dinamici offrono una maggiore flessibilità rispetto ai dischi di base, ad esempio la possibilità di creare volumi che si estendono su più dischi (volumi con estensione e striping) e la possibilità di creare volumi a tolleranza di errore (volumi con mirroring e RAID-5). Come i dischi di base, i dischi dinamici possono usare gli stili di partizione MBR o GPT nei sistemi che supportano entrambi. Tutti i volumi nei dischi dinamici sono noti come volumi dinamici. I dischi dinamici offrono una maggiore flessibilità per la gestione dei volumi grazie all'utilizzo di un database per tenere traccia delle informazioni sui volumi dinamici sul disco e su altri dischi dinamici nel computer. Ogni disco dinamico in un computer archivia una replica del database degli altri dischi dinamici, tale caratteristica viene sfruttata anche per il ripristino di un database di un disco dinamico danneggiato.

Ci sono cinque tipi di volumi che possono essere creati utilizzando i dischi dinamici:
  • Volume Semplice. Un volume semplice è costituito da una sola partizione e può essere esteso solo in uno spazio non allocato sullo stesso disco rigido. Un volume semplice è adatto per l'archiviazione di file e dati.
  • Volume Striping. Un volume striping è costituito da due o più dischi rigidi e le informazioni vengono distribuite tra di essi. Ciò significa che le informazioni vengono lette e scritte contemporaneamente su tutti i dischi rigidi, migliorando così le prestazioni del sistema. Tuttavia, se uno dei dischi rigidi fallisce, tutti i dati sul volume striping vengono persi.
  • Volume Spanned. Un volume Spanned è un volume logico creato dalla combinazione di più dischi rigidi fisici. Questo può essere molto utile se si dispone di un paio di unità disco unità disco più piccole, ma si ha bisogno di un'unità disco grande. L'aspetto negativo di questo è che, come per lo striping, non c'è tolleranza agli errori se una delle unità smette di funzionare si perdono tutti i dati presenti sull'unità.
  • Volume Mirroring.  Consiste in due dischi rigidi identici in cui le informazioni vengono copiate in tempo reale. Ciò significa che se uno dei dischi rigidi fallisce, i dati saranno ancora disponibili sull'altro disco rigido. Il mirroring viene talvolta indicato come RAID 1.
  • Volume raid-5. Un volume raid-5 (chiamato anche volume di parità) è costituito da tre o più dischi rigidi e le informazioni vengono distribuite tra di essi. In questo caso, un'unità è utilizzata per la parità, che permette di ricostruire i dati in caso di guasto di una delle unità. Il volume raid-5 offre una maggiore tolleranza ai guasti rispetto al volume striping. Naturalmente, se si perde più di un'unità, si verifica una perdita di dati.

I dischi dinamici possono essere utilizzati per creare volumi di grandi dimensioni e per migliorare le prestazioni del sistema, tuttavia richiedono una maggiore gestione rispetto ai dischi base e possono richiedere l'utilizzo di software di terze parti per la gestione dei volumi. Inoltre, i dischi dinamici non possono essere utilizzati per avviare il sistema operativo.