giovedì 11 maggio 2023

Windows Server 2022:Introduzione alle Storage Area Network (SAN)

Per anni, l'archiviazione locale sul server è stata la soluzione principale per l'archiviazione dei dati. Tuttavia, questa soluzione presentava diversi problemi e limiti. Innanzitutto, non era tollerante ai guasti (a meno che non si usasse il RAID, con l'eccezione del RAID 0) inoltre, non era facilmente scalabile e la capacità di archiviazione era limitata al numero di dischi che potevano essere inseriti all'interno del server.

Per ovviare a questi limiti furono introdotti gli array di unità. Questi array consentivano di avere vassoi di dischi espandibili, che potevano essere utilizzati per il mirroring di altri vassoi o per l'utilizzo di RAID per la tolleranza ai guasti.  Gli array di unità necessitavano di una rete in grado di supportare la crescente quantità di dati che vi venivano immessi. Così è nata la Storage Area Network (SAN). 
Una Storage Area Network (SAN) è una rete, o parte di una rete, ad alta velocità di trasmissione costituita esclusivamente da dispositivi di memorizzazione di massa (anche di tipi e tecnologie differenti). Lo scopo di una SAN è quella di fornire un'infrastruttura di storage condivisa (disponibile per qualsiasi computer connesso ad essa), affidabile, scalabile e facile da gestire per l'archiviazione dei dati. Per la comunicazione all'interno di una SAN vengono utilizzati diversi protocolli. I protocolli attualmente più diffusi e utilizzati negli ambienti aziendali sono FCP (Fibre Channel Protocol) ed iSCSI (Internet SCSI).

iSCSI
Il protocollo di comunicazione iSCSI (Internet Small Computer System Interface) è stato creato per consentire a dispositivi di storage di comunicare su una rete IP. Il protocollo permette di inviare comandi a dispositivi di memoria SCSI fisicamente collegati a server e/o altri dispositivi remoti (come ad esempio NAS o SAN). Ciò consente di utilizzare dispositivi di storage remoti come se fossero dispositivi locali. 
Per la comunicazione il client utilizza un driver, detto initiator, per inviare all'host dove sono fisicamente ospitati i dischi, detto target, i comandi che consentono di leggere e scrivere il disco virtuale. L'initiator tipicamente si identifica tramite un codice alfanumerico, detto IQN (acronimo inglese di "iSCSI Qualified Name") al quale può essere associata una policy di accesso basata sull'indirizzo IP mittente.
Per garantire la sicurezza dei dati, iSCSI supporta l'autenticazione e la crittografia. L'autenticazione può essere basata su CHAP (Challenge Handshake Authentication Protocol) o su IPsec (Internet Protocol Security), mentre la crittografia può essere basata su IPSec o SSL (Secure Sockets Layer).
L'iSCSI è diventato il preferito dalle piccole e medie imprese perché l'azienda poteva utilizzare l'infrastruttura di rete esistente per supportare il traffico di storage (a differenza della SAN Fibre Channel, che richiede hardware dedicato come HBA FC, switch FC, ecc.). Questo ha reso l'iSCSI un investimento iniziale più contenuto, perché non era necessario acquistare schede e switch speciali per supportare il tipo di traffico. L'azienda aveva semplicemente bisogno di un dispositivo di archiviazione iSCSI e poteva utilizzare l'iSCSI. Il protocollo iSCSI, infatti, incapsula i comandi SCSI in un pacchetto TCP (Transmission Control Protocol) quindi i dati vengono successivamente trasferiti a destinazione attraverso il tradizionale cablaggio Ethernet.

Fibre Channel
Fibre Channel è ancora il più popolare tra i due protocolli, soprattutto per la velocità e l'affidabilità. Inizialmente utilizzato principalmente nel campo dei supercomputer, è diventato il tipo di connessione standard per le Storage Area Network nell'enterprise storage. Richiede l'acquisto di schede di rete e switch speciali per supportare il protocollo Fibre Channel. Sebbene Fibre Channel offra trasferimenti di dati veloci, è limitato dalla distanza, molto più di quanto non lo sia iSCSI. Nonostante la connotazione comune del suo nome, il segnale Fibre Channel può andare sia su cavi di rame UTP che su cavi a fibra ottica. Ovviamente per maggiori prestazioni è necessario utilizzare la connessione in fibra ottica.

Per ottenere il meglio dai due mondi, sono disponibili dispositivi di storage in grado di supportare sia iSCSI e Fibre Channel.




martedì 9 maggio 2023

Windows Quick Tip: Generare coppia di chiavi SSH tramite riga di comando

Gli algoritmi crittografici sono fondamentali per la sicurezza delle comunicazioni.
Il protocollo di rete SSH (Secure Shell) sfrutta la crittografia asimmetrica per rendere sicura la connessione veicolata attraverso una rete insicura come ad esempio Internet. Grazie all'integrazione della tecnologia OpenSSH avvenuta nel 2018, i sistemi operativi Microsoft sono in grado di gestire in maniera nativa le chiavi crittografiche per svariati utilizzi. Tramite il client OpenSSH integrato in Windows è possibile generare manualmente una coppia di chiavi crittografiche da utilizzare per applicazioni web o altro. La generazione delle chiavi in Windows può essere eseguita dal prompt dei comandi (WIN+R e poi digitare ed eseguire il comando cmd) tramite il comando
ssh-keygen
Per la generazione delle due chiavi SSH verrà richiesto di specificare il nome dei file corrispondenti e, facoltativamente, sarà possibile immettere una frase di sicurezza da utilizzare per la protezione della chiave privata. Alla fine del processo verranno prodotti due file. Il file contenente la chiave private è riconoscibile poiché senza estensione mentre quello contenente la chiave pubblica sarà caratterizzato dall'estensione .pub.
ssh-keygen
FIG 1 - ssh-keygen
I file possono essere aperti con un comune editor di testo come blocco note (notepad.exe).
OpenSSh Private key
FIG 2 - OpenSSh Private key

Sintassi

ssh-keygen [Opzioni]

Opzioni

Alcune opzioni importanti del comando ssh-keygen sono le seguenti:

-b bit
Specifica il numero di bit della chiave da creare. La lunghezza predefinita è 3072 bit (RSA) o 256 bit (ECDSA).

-C commento 
Permette di specificare un commento personalizzato alla chiave (che verrà aggiunto alla fine della chiave pubblica).

-p 
Richiede di modificare la passphrase di un file di chiave privata invece di creare una nuova chiave privata.

-t 
Specifica il tipo di chiave da creare. I valori accettati sono:
  • RSA
  • DSA
  • ECDSA
  • ed25519

-o 
Utilizza il nuovo formato OpenSSH.

-q 
Quiet. Durante il processo non viene visualizzato alcun output a video. Viene utilizzato dal file /etc/rc durante la creazione di una nuova chiave.

-N 
Fornisce una nuova passphrase.

-B 
Scarica la fingerprint della chiave nel formato Bubble Babble.

-l
Scarica la fingerprint della chiave in formato SHA-2 (o MD5).




lunedì 8 maggio 2023

Windows Server 2022: Introduzione alla funzionalità Multipath I/O e installazione

Con Windows Server 2022, Microsoft ha introdotto molte nuove funzionalità e miglioramenti che mirano a migliorare l'esperienza degli utenti. Uno di questi miglioramenti è rappresentato dalla funzionalità Multipath I/O, che consente di migliorare la disponibilità e le prestazioni dello storage su server Windows.

Multipath I/O (MPIO) è una tecnologia che consente a un server di riconoscere più di un percorso verso lo storage area network (SAN). Questa tecnologia è comunemente utilizzata per le reti di archiviazione Fibre Channel e iSCSI per garantire la tolleranza agli errori della rete di archiviazione inoltre, a seconda di come viene configurato, MPIO può contribuire ad aumentare le prestazioni utilizzando più connessioni contemporaneamente. L'installazione di MPIO è piuttosto semplice mentre la sua configurazione può essere un po' più complessa. Per installare la funzionalità Multipath I/O è possibile seguire i seguenti passaggi:

Da Server Manager, cliccare su Aggiungi ruoli e funzionalità per avviare il Wizard che ci guiderà nell'operazione.
Server Manager
FIG 1 - Server Manager
Nella pagina Prima di iniziare, il Wizard fornisce alcune informazioni preliminari sull'installazione/rimozione dei ruoli e funzionalità. Cliccare su Avanti.
Aggiunta guidata ruoli e funzionalità, Prima di iniziare
FIG 2 - Aggiunta guidata ruoli e funzionalità, Prima di iniziare
Nella pagina Selezione tipo di installazione lasciare selezionata l'opzione Installazione basata su ruoli o basata su funzionalità e cliccare su Avanti per proseguire.  
Selezione tipo di installazione
FIG 3 - Selezione tipo di installazione
Nella pagina Selezione server di destinazione, è possibile selezionare su quale server installare i ruoli e le funzionalità. Al momento abbiamo un unico server quindi proseguire cliccando su Avanti.
Selezione server di destinazione
FIG 4 - Selezione server di destinazione
In Selezione ruoli server, cliccare su Avanti.
Ruoli server
FIG 5 - Ruoli server
Nella schermata Selezione funzionalità, scorrere l'elenco e selezionare Multipath I/O quindi cliccare su Avanti.
Multipath I/O
FIG 6 - Multipath I/O
Nella schermata Conferma selezioni per l'installazione viene mostrato un resoconto di quello che verrà installato. Procedere con l'installazione cliccando sul pulsante Installa.
Conferma selezioni per l'installazione
FIG 7 - Conferma selezioni per l'installazione
Terminata l'installazione, cliccare su Chiudi per chiudere la finestra di dialogo del Wizard.
Installazione terminata
FIG 8 - Installazione terminata


Con MPIO installato, è possibile configurarlo in modo che funzioni con lo storage iSCSI o anche con lo storage SAS (Serial Attached SCSI).

Installazione di Multipath I/O tramite PowerShell

Sui Server Core non abbiamo un Wizard che ci guida nell'installazione di un ruolo o di una funzionalità e bisogna procedere tramite PowerShell.
Da SConfig digitare 15 seguito da Invio per avviare PowerShell.
SConfig
FIG 9 - SConfig
Prima di poter installare un ruolo tramite PowerShell è necessario conoscere il suo nome. Tramite il cmdlet Get-WindowsFeature possiamo visualizzare tutti i ruoli e le funzionalità disponibili. Il cmdlet consente anche di eseguire una ricerca indicando il nome o parte di esso (accetta anche caratteri jolly) di un ruolo/funzionalità. Per ricercare il ruolo di Multipath I/O è possibile utilizzare il comando
 Get-WindowsFeature *Multipath*  
Get-WindowsFeature
FIG 10 - Get-WindowsFeature
Come visibile in FIG 11, vengono trovati 3 elementi che hanno nel nome la stringa "file" che abbiamo specificato. L'elemento che ci interessa è quello che ha come Display Name Multipath I/O e nome Multipath-IO. Per installare tale ruolo eseguire il comando
 Install-WindowsFeature Multipath-IO  
Viene visualizzata una barra di avanzamento (FIG 11) mentre la funzione viene installata. Al termine verrà mostrato l'esito dell'installazione (FIG 12).
Installazione Multipath IO in corso
FIG 11 - Installazione Multipath IO in corso

Installazione Multipath IO terminata
FIG 12 - Installazione Multipath IO terminata







venerdì 5 maggio 2023

Windows Server 2022: Informazioni sulla gestione dei dischi

Il disco rigido è al centro della maggior parte delle attività svolte sui server. L'evoluzione della tecnologia di archiviazione dei dati ha portato a due tipi di unità di archiviazione molto diffuse: gli hard disk a stato solido (SSD) e gli hard disk magnetici. Mentre entrambi hanno lo scopo di archiviare dati, ci sono significative differenze tra i due in termini di funzionamento, prestazioni e caratteristiche.

HD magnetici (HDD)
Gli HD magnetici, o hard disk drive (HDD), sono stati il tipo di unità di archiviazione più comune per decenni. Gli HDD utilizzano dischi magnetici per memorizzare i dati. Un'unità HDD è costituita da uno o più dischi rigidi rivestiti con un materiale magnetico, che ruotano ad alta velocità su un asse all'interno dell'unità. Un braccio meccanico, alla cui estremità sono presenti le testine di lettura/scrittura, si sposta sopra la superficie del disco permettendo di leggere o scrivere i dati.
Le testine utilizzano un campo magnetico per leggere i dati rappresentati su ciascun disco sotto forma di bit magnetici. Per scrivere i dati, la testina utilizza un campo magnetico per magnetizzare le particelle sulla superficie del disco. La velocità di rotazione del disco e la velocità con cui il braccio si sposta sopra il disco influenzano le prestazioni degli HDD.

HD a stato solido (SSD)
Gli HD SSD sono basati su una tecnologia di archiviazione completamente diversa rispetto agli HD magnetici. Gli SSD utilizzano una memoria flash per memorizzare i dati. La memoria flash è un tipo di memoria non volatile che mantiene i dati anche quando l'alimentazione viene interrotta. In un HD SSD, i dati vengono archiviati in chip di memoria flash e non hanno parti in movimento.
Gli SSD utilizzano celle di memoria flash che possono essere di diversi tipi, tra cui single-level cell (SLC), multi-level cell (MLC) e triple-level cell (TLC), con diverse capacità di archiviazione e velocità di scrittura/lettura. Le celle di memoria flash conservano i dati utilizzando una differenza di carica elettrica per rappresentare un bit di dati, con un'unità di controllo che gestisce l'accesso ai dati memorizzati nelle celle di memoria.

Differenze tra HD SSD e HD magnetici
Prestazioni. Gli HD SSD sono generalmente più veloci degli HD magnetici in termini di velocità di accesso ai dati e velocità di trasferimento dei dati. Poiché non ci sono parti in movimento negli SSD, il tempo di accesso ai dati è molto ridotto rispetto agli HDD, che devono aspettare che il disco ruoti sotto la testina di lettura/scrittura. Inoltre, gli SSD hanno velocità di trasferimento dei dati più elevate rispetto agli HDD, il che li rende ideali per applicazioni che richiedono un rapido accesso ai dati, come gaming, editing video o lavoro professionale e in tutti gli scenari che richiedono un numero elevato di operazioni di input/output al secondo (IOP).

Affidabilità. Gli SSD sono generalmente considerati più affidabili degli HDD in quanto non hanno parti in movimento che potrebbero rompersi o usurarsi nel tempo e sono quindi meno suscettibili a guasti fisici. Inoltre, gli SSD sono in grado di resistere meglio agli urti e alle vibrazioni, rendendoli più adatti per l'uso in dispositivi portatili o in ambienti in cui la robustezza è importante. D'altra parte, negli HDD, i dischi rigidi che ruotano ad alta velocità e le testine di lettura/scrittura che si spostano sopra la superficie del disco possono essere soggetti a usura e guasti meccanici. 

Capacità di archiviazione. Gli HDD tendono ad avere capacità di archiviazione maggiori rispetto agli SSD, specialmente quando si considerano i costi. Gli HDD sono disponibili in capacità di archiviazione molto elevate, anche fino a diversi terabyte (TB), a un costo inferiore rispetto agli SSD. Tuttavia, negli ultimi anni, gli SSD hanno visto una diminuzione dei costi e un aumento delle capacità di archiviazione, rendendoli sempre più competitivi in questo senso. Al momento le unità disco HDD rappresentano ancora la scelta migliore per l'archiviazione dei dati quando l'alta velocità e le alte prestazioni non sono importanti quanto il contenimento dei costi

Consumo energetico. Gli SSD hanno un consumo energetico inferiore rispetto agli HDD. Poiché gli SSD non hanno parti in movimento e utilizzano una tecnologia di memoria flash per archiviare i dati, richiedono meno energia per funzionare. Ciò può comportare una maggiore durata della batteria nei dispositivi portatili come laptop, tablet e smartphone che utilizzano SSD al posto degli HDD.

Rumore. Gli HDD possono generare rumore a causa dei dischi rigidi in movimento e delle testine di lettura/scrittura che si spostano sopra la superficie del disco. Gli SSD, d'altra parte, non emettono rumore.

Resistenza alle temperature. Gli SSD sono generalmente più resistenti alle temperature estreme rispetto agli HDD. Poiché gli SSD non hanno parti in movimento, possono sopportare temperature più elevate o più basse senza subire danni, rendendoli adatti per l'uso in ambienti con temperature estreme, come in applicazioni industriali o in spazi esterni.


In molti scenari, gli amministratori di sistema e gli amministratori di storage adottano un approccio "best of both-worlds" creando uno storage a livelli. Lo storage di livello superiore è composto dalle unità SSD, più veloci e costose, mentre lo storage di livello inferiore, utilizzato per i dati ad accesso non frequente, è costituito dalle unità HDD, meno costose.


Dischi base e dischi dinamici

Dischi base e dinamici sono due tipi di configurazioni di partizioni del disco rigido utilizzate in Microsoft Windows. Questi due tipi di configurazioni possono avere un impatto significativo sulle prestazioni del sistema operativo, sulla disponibilità dello spazio sul disco e sulla capacità di ripristinare il sistema in caso di guasti hardware o software.

Disco Base
I dischi di base sono i tipi di archiviazione più spesso usati con Windows. Il termine disco di base fa riferimento a un disco che contiene partizioni, ad esempio partizioni primarie e unità logiche, e queste a loro volta vengono formattate con un file system per diventare un volume per l'archiviazione file. 
Ci sono diversi vantaggi nell'utilizzare i dischi base rispetto ai dischi dinamici. Uno dei principali vantaggi è la maggiore compatibilità con altri sistemi operativi, in quanto i dischi base utilizzano il formato di partizione standard MBR (Master Boot Record) o GPT (GUID Partition Table) che è supportato da tutti i sistemi operativi. Inoltre, i dischi base sono meno complessi rispetto ai dischi dinamici e richiedono meno gestione e manutenzione. La creazione di una partizione del disco base è semplice e può essere eseguita utilizzando lo strumento di gestione delle partizioni integrato in Windows, Gestione disco (Disk Management, diskmgmt.msc).
Dischi di Base
FIG 1 - Dischi di Base

Ci sono quattro tipi di partizioni del disco base che possono essere create utilizzando il formato MBR:
  • Partizione primaria. Questa è la partizione principale del disco rigido, che può essere utilizzata per installare il sistema operativo o per archiviare i dati.
  • Partizione estesa. La partizione estesa viene utilizzata per creare partizioni logiche all'interno di essa. In questo modo, è possibile creare più di quattro partizioni sul disco rigido.
  • Partizione logica. Le partizioni logiche sono create all'interno della partizione estesa e sono utilizzate per archiviare i dati.
  • Partizione di sistema. La partizione di sistema è utilizzata per archiviare i file necessari per il caricamento del sistema operativo durante l'avvio del sistema.

Utilizzando il formato di partizione GPT, è possibile creare un massimo di 128 partizioni del disco rigido. GPT supporta anche le partizioni di avvio protette (PBP) e le partizioni di ripristino.

In sintesi, i dischi base sono una soluzione semplice e conveniente per la gestione delle partizioni del disco rigido. Tuttavia, se si necessita di configurazioni di partizioni più complesse o di funzionalità avanzate come la tolleranza ai guasti, i dischi dinamici potrebbero essere la scelta migliore.


Disco dinamico
I dischi dinamici sono una configurazione di partizioni del disco rigido che consente di creare un volume logico composto da più partizioni. I dischi dinamici sono supportati solo da Microsoft Windows e non sono compatibili con altri sistemi operativi.
I dischi dinamici offrono una maggiore flessibilità rispetto ai dischi di base, ad esempio la possibilità di creare volumi che si estendono su più dischi (volumi con estensione e striping) e la possibilità di creare volumi a tolleranza di errore (volumi con mirroring e RAID-5). Come i dischi di base, i dischi dinamici possono usare gli stili di partizione MBR o GPT nei sistemi che supportano entrambi. Tutti i volumi nei dischi dinamici sono noti come volumi dinamici. I dischi dinamici offrono una maggiore flessibilità per la gestione dei volumi grazie all'utilizzo di un database per tenere traccia delle informazioni sui volumi dinamici sul disco e su altri dischi dinamici nel computer. Ogni disco dinamico in un computer archivia una replica del database degli altri dischi dinamici, tale caratteristica viene sfruttata anche per il ripristino di un database di un disco dinamico danneggiato.

Ci sono cinque tipi di volumi che possono essere creati utilizzando i dischi dinamici:
  • Volume Semplice. Un volume semplice è costituito da una sola partizione e può essere esteso solo in uno spazio non allocato sullo stesso disco rigido. Un volume semplice è adatto per l'archiviazione di file e dati.
  • Volume Striping. Un volume striping è costituito da due o più dischi rigidi e le informazioni vengono distribuite tra di essi. Ciò significa che le informazioni vengono lette e scritte contemporaneamente su tutti i dischi rigidi, migliorando così le prestazioni del sistema. Tuttavia, se uno dei dischi rigidi fallisce, tutti i dati sul volume striping vengono persi.
  • Volume Spanned. Un volume Spanned è un volume logico creato dalla combinazione di più dischi rigidi fisici. Questo può essere molto utile se si dispone di un paio di unità disco unità disco più piccole, ma si ha bisogno di un'unità disco grande. L'aspetto negativo di questo è che, come per lo striping, non c'è tolleranza agli errori se una delle unità smette di funzionare si perdono tutti i dati presenti sull'unità.
  • Volume Mirroring.  Consiste in due dischi rigidi identici in cui le informazioni vengono copiate in tempo reale. Ciò significa che se uno dei dischi rigidi fallisce, i dati saranno ancora disponibili sull'altro disco rigido. Il mirroring viene talvolta indicato come RAID 1.
  • Volume raid-5. Un volume raid-5 (chiamato anche volume di parità) è costituito da tre o più dischi rigidi e le informazioni vengono distribuite tra di essi. In questo caso, un'unità è utilizzata per la parità, che permette di ricostruire i dati in caso di guasto di una delle unità. Il volume raid-5 offre una maggiore tolleranza ai guasti rispetto al volume striping. Naturalmente, se si perde più di un'unità, si verifica una perdita di dati.

I dischi dinamici possono essere utilizzati per creare volumi di grandi dimensioni e per migliorare le prestazioni del sistema, tuttavia richiedono una maggiore gestione rispetto ai dischi base e possono richiedere l'utilizzo di software di terze parti per la gestione dei volumi. Inoltre, i dischi dinamici non possono essere utilizzati per avviare il sistema operativo.




mercoledì 3 maggio 2023

MS Outlook: Backup e ripristino delle Azioni rapide

Le Azioni rapide (Quick steps) di MS Outlook applicano una o più azioni ai messaggi di posta elettronica consentendo di risparmiare tempo e di automatizzare la gestione delle email. MS Outlook include delle azioni rapide già impostate che possono essere personalizzate oppure è possibile crearne di nuove.
MS Outlook, Azioni rapide
FIG 1 - MS Outlook, Azioni rapide

Le azioni rapide predefinite in MS Outlook includono quanto segue:

Azione Rapida Descrizione
Sposta
Sposta il messaggio selezionato in una cartella di posta specificata e contrassegna il messaggio come letto.
Al responsabile
Inoltra il messaggio al responsabile. Se l'organizzazione usa Microsoft Exchange Server o Microsoft 365, il nome del responsabile viene rilevato nel Elenco indirizzi globale e inserito nella casella A oppure è possibile specificare manualmente il destinatario.
Messaggio di posta elettronica team
Inoltra il messaggio ad altri utenti del team. Se l'organizzazione usa Microsoft Exchange Server o Microsoft 365, i nomi dei membri del team vengono rilevati nel Elenco indirizzi globale e inseriti nella casella A.
Chiudi
Segna il messaggio di posta elettronica selezionato come completato, lo sposta in una cartella e lo contrassegna come già letto.
Rispondi ed elimina
Risponde al mittente ed elimina il messaggio di posta elettronica originale.
Crea nuova
Creare un'azione rapida personalizzata per eseguire qualsiasi sequenza di comandi, assegnare un nome e quindi applicare un'icona per identificarla.


Le Azioni rapide non vengono salvate in locale sulla postazione ma all'interno della casella di posta elettronica. Con un account Exchange, creando un nuovo profilo MS Outlook su una nuova postazione, le azioni rapide verranno automaticamente ripristinate. Se si utilizza, invece, un account POP3, le azioni rapide verranno salvate all'interno del file PST pertanto, nel caso in cui ci si sposti su un nuovo computer, è necessario portarsi dietro e riutilizzare il file PST originale.

Le Azioni rapide sono memorizzate all'interno di una "cartella nascosta" della casella di posta o del file PST (nel caso di account POP3). Per eseguire il backup e il ripristino delle Azioni rapide, è necessario utilizzare MFCMAPI.

MFCMAPI è uno strumento di modifica di basso livello per accedere ai dati della casella di posta. Si tratta di uno strumento molto potente sviluppato da Stephen Griffin, Senior Escalation Engineer del Developer Support di Microsoft. Nell'utilizzo di MFCMAPI bisogna prestare sempre la massima attenzione in quanto si possono causare danni irreversibili alla casella di posta elettronica.


Backup di tutte le Azioni rapide

  • Scaricare l'ultima versione di MFCMAPI dal sito GitHub  (scaricare la versione a 32 o a 64 bit a seconda della versione di Outlook utilizzata).
  • Decomprimere e avviare MFCMAPI.
  • Cliccare sul menu Session, quindi su Logon e selezionare il profilo di MS Outlook su cui si intende agire.
    MFCMAPI Session, Logon
    FIG 2 - MFCMAPI Session, Logon

    Scegli profilo
    FIG 3 - Scegli profilo

  • Nella parte superiore di MFCMAPI vengono visualizzate tutte le caselle di posta configurate e i file pst collegati. Fare doppio clic sulla casella di posta di cui si desidera eseguire il backup delle Azioni rapide.
    Profilo MS Outlook
    FIG 4 - Profilo MS Outlook
  • Nel riquadro di navigazione a sinistra, espandere l'elenco di cartelle denominato Radice cassetta postale.
  • Espandere l'elenco di cartelle denominato IPM_SUBTREE.
  • A questo punto dovrebbe essere presente una cartella denominata: Impostazioni azioni rapide. Fare clic con il pulsante destro del mouse su di essa e scegliere: Export folder -> As MSG files...
    Impostazioni azioni rapide, Export folder
    FIG 5 - Impostazioni azioni rapide, Export folder
  • Abilitare entrambe le voci: Save associated items e Save as Unicode MSG e cliccare su OK.
    Save Folder Contents To MSG
    FIG 6 - Save Folder Contents To MSG
  • Selezionare la cartella in cui salvare le Azioni rapide e cliccare su OK. Poiché ogni azione rapida sarà salvata come un singolo file msg, è consigliabile selezionare una cartella vuota oppure crearne una nuova.
    Cartella
    FIG 7 - Cartella


Backup solo di alcune Azioni rapide
Nel caso in cui volessimo eseguire il backup solo di alcune Azioni rapide, seguire i passaggi mostrati in precedenza fino ad individuare la cartella Impostazioni azioni rapide.
  • Cliccare, con il tasto destro del mouse, sulla cartella Impostazioni azioni rapide e selezionare Open associated contents table.
    Impostazioni azioni rapide, Open associated contents table
    FIG 8 - Impostazioni azioni rapide, Open associated contents table
  • Nella nuova finestra di dialogo, viene visualizzato un elenco di messaggi che rappresentano le Azioni rapide create dall'utente.
  • Selezionare un messaggio e osservare la proprietà PR_ROAMING_XMLSTREAM.
    Azioni rapide
    FIG 9 - Azioni rapide
  • Eseguire un doppio clic su questa proprietà per visualizzare il nome dell'Azione rapida nella sezione Text.
    Nome azione rapida
    FIG 10 - Nome azione rapida
  • Per eseguire il backup di una singola azione, fare clic con il pulsante destro del mouse sul messaggio e scegliere Export message.
    Export message
    FIG 11 - Export message
  • Dall'elenco a discesa Format to save message selezionare MSG file (UNICODE) e fare clic su OK.
    Select format for saving message
    FIG 12 - Select format for saving message
  • Selezionare la cartella in cui si intende salvare il messaggio. É possibile modificare il nome con cui il file verrà salvato.
    Salva con nome
    FIG 13 - Salva con nome
  • Nella finestra di dialogo CopyTo cliccare su OK.
    CopyTo
    FIG 14 - CopyTo
  • Nella finestra di dialogo Tags To Exclude cliccare su OK.
    Tags To Exclude
    FIG 15 - Tags To Exclude


Ripristino Azioni rapide da backup

Per ripristinare le Azioni rapide da un backup:
  • In MFCMAPI posizionarsi sulla cartella Impostazioni azioni rapideCliccare, con il tasto destro del mouse, sulla cartella Impostazioni azioni rapide e selezionare Open associated contents table.
  • Dal menu Folder selezionare Import quindi cliccare su From MSG.
    Import from MSG
    FIG 16 - Import from MSG
  • Selezionare il file .MSG da importare e cliccare su Apri. É possibile selezionare più file o tutti i file contenuti nella cartella premendo la combinazione di tasti CTRL+A.
  • Nella finestra di dialogo Load MSG, verificare che nell'elenco a discesa Load style sia selezionata la voce Load message into current folder e cliccare su OK.
    Load MSG
    FIG 17 - Load MSG





martedì 2 maggio 2023

Windows Server 2022: Installazione guidata hardware

Poiché la quasi totalità dei dispositivi è plug and play, non dovrebbe essere più necessario utilizzare l'Installazione guidata hardware. In effetti, questo strumento è stata rimossa dal Pannello di controllo già in Windows 7, in quanto l'installazione dei driver viene gestita automaticamente. Se per qualche motivo il driver della periferica non venisse installato, magari perché la periferica è troppo vecchia o troppo nuova, è possibile avviare manualmente l'Installazione guidata hardware. La prima operazione da eseguire e quella di procurarsi i driver del dispositivo, generalmente scaricabili dal sito del produttore. Dopodiché è possibile procedere alla loro installazione seguendo si seguenti passaggi:
  • Cliccare, con il pulsante destro del mouse, sul pulsante Start e selezionare Windows PowerShell (amministratore).
  • Digitare hdwwiz.exe e premere Invio per avviare la procedura guidata per l'aggiunta di hardware.
  • Fare clic su Avanti.
    Installazione guidata hardware
    FIG 1 - Installazione guidata hardware
  • Selezionate il pulsante di opzione accanto a Cerca e installa l'hardware automaticamente (scelta consigliata) e fate clic su Avanti.
    Cerca e installa l'hardware automaticamente
    FIG 2 - Cerca e installa l'hardware automaticamente

  • Se la procedura guidata trova un nuovo hardware, vi dirà cosa ha trovato e potrete installare il driver.
  • Se la procedura guidata non ha trovato nuovo hardware, mostrerà la finestra in FIG 3. Cliccare su Avanti per selezionare l'hardware da installare da un elenco.
    Nessun nuovo componente hardware individuato
    FIG 3 - Nessun nuovo componente hardware individuato

  • Selezionare la categoria di hardware a cui appartiene il dispositivo che si sta installando e cliccare su Avanti.
    Categoria hardware
    FIG 4 - Categoria hardware

  • Selezionare il produttore e il modello del dispositivo hardware e cliccare su Avanti. Se si dispone di un disco contenente i driver da installare, o se i driver sono stati scaricati e salvati in una cartella, cliccare su Disco driver e specificare il percorso dove risiedono i driver. La procedura guidata
    Seleziona produttore e modello
    FIG 5 - Seleziona produttore e modello

  • La procedura guidata, individuato l'hardware/driver da installare, chiederà di cliccare su Avanti per procedere con l'installazione.
    Hardware da installare
    FIG 6 - Hardware da installare






lunedì 1 maggio 2023

Windows Quick Tip: Visualizzare la versione, l'edizione e la build di Windows dal file ISO o WIM

In questo articolo approfondiremo quanto già visto nell'articolo Windows Quick Tip: Visualizzare informazioni su un file WIM (Windows Imaging) mostrando come utilizzare DISM e PowerShell per scoprire quali versioni, edizioni, build, language pack di Windows sono presenti all'interno di un file ISO o WIM. Se il nome di un file ISO (o il nome del supporto di installazione) non contiene una versione e una build, è difficile sapere quale versione di Windows contiene. In questi casi è possibile montare il file ISO contenente l'immagine di installazione di Windows e recuperare tali informazioni dal file install.wim.

Una volta montato il file ISO (o inserito il supporto di installazione) accedere alla cartella sources e individuare il file di installazione contenente l'immagine di Windows. Il file si chiama install e può avere una delle seguenti estensioni:
  • install.wim. WIM è un formato standard di immagine di installazione di Windows.
  • install.esd. ESD è un file immagine compresso.
  • install.swm. SWM viene utilizzato se si desidera dividere un'immagine WIM di grandi dimensioni in più file di dimensioni non superiori a 4 GB, in modo da inserirli nel file system FAT32 se si crea una chiavetta USB di installazione.
Prendere nota del nome del file e del suo percorso, avviare il prompt dei comandi come amministratore ed eseguire il seguente comando
DISM /Get-WimInfo /WimFile:"X:\sources\install.wim"
sostituendo X:\sources\Install.wim con nome del file, comprensivo del percorso, individuato in precedenza.

Verranno visualizzate le informazioni relative alla versione di Windows contenuta nel file. Nel caso si tratti di un ISO multi-edition, verrà visualizzato un elenco delle edizioni disponibili (Education, Home, Enterprise, Pro, ecc.) come mostrato in FIG 1.
Immagine di Windows multi-edition
FIG 1 - Immagine di Windows multi-edition

Ogni edizione è contrassegnata da un indice utilizzabile per ottenere informazioni più dettagliate. Per visualizzare maggiori informazioni (come build e lingue disponibili) su un'edizione specifica presente in elenco, è possibile indicarla tramite l'indice e l'opzione /index aggiunta al comando DISM visto in precedenza. Ad esempio, per visualizzare le informazioni sull'edizione contrassegnata dall'indice 5, basterà eseguire il comando
DISM /Get-WimInfo /WimFile:"X:\Sources\Install.wim" /index:5
DISM multi-edition, index
FIG 2 - DISM multi-edition, index

L'operazione sopra descritta può essere automatizzata tramite un semplice script PowerShell
 #Indicare il file ISO contenente l'immagine di Windows (ad es. d:\win.iso)  
 $imagePath = (Read-Host -Prompt "Indicare il file ISO contenente l'immagine di Windows")  
 #Verifico se il file indicato esiste  
 If (Test-Path -Path $imagePath){  
      #Se il file esiste provo a montarlo  
      $mountResult = Mount-DiskImage $imagePath -PassThru  
      #Recupero la lettera di unità con cui viene identificata l'immagine montata  
      $driveLetter = "$(($mountResult | Get-Volume).DriveLetter):"  
      #Visualizzo le versioni di Windows contenute nel file install.wim  
      Get-WindowsImage -ImagePath "$driveLetter\sources\install.wim"  
      #Esegue l'unmount dell'immagine  
      Dismount-DiskImage $mountResult.ImagePath  
 }  
 else{  
      #Il file specificato non è stato trovato  
      write-host("Il file specificato non esiste!")  
 }  
Script PowerShell per la visualizzazione delle edizioni di Windows presenti nell'immagine
FIG 3 - Script PowerShell per la visualizzazione delle edizioni di Windows presenti nell'immagine

Con alcune modifiche possiamo generare un report che visualizza i dettagli di ciascuna edizione di Windows presente nell'immagine
 $Report = @()  
 #Indicare il file ISO contenente l'immagine di Windows (ad es. d:\win.iso)  
 $imagePath = (Read-Host -Prompt "Indicare il file ISO contenente l'immagine di Windows")  
 #Verifico se il file indicato esiste  
 If (Test-Path -Path $imagePath){  
      #Se il file esiste provo a montarlo  
      $mountResult = Mount-DiskImage $imagePath -PassThru  
      #Recupero la lettera di unità con cui viene identificata l'immagine montata  
      $driveLetter = "$(($mountResult | Get-Volume).DriveLetter):"  
      #Visualizzo le versioni di Windows contenute nel file install.wim  
      $WinImages = Get-WindowsImage -ImagePath "$driveLetter\sources\install.wim"  
      #Per ogni edizione di Windows contenuta nell'immagine  
      Foreach ($WinImage in $WinImages){  
           #Recupera informazioni da inserire nel report  
           $curImage=Get-WindowsImage -ImagePath "$driveLetter\sources\install.wim" -Index $WinImage.ImageIndex  
           $objImage = [PSCustomObject]@{  
                ImageIndex = $curImage.ImageIndex  
                ImageName = $curImage.ImageName  
                Version = $curImage.Version  
                Languages=$curImage.Languages  
                Architecture =$curImage.Architecture  
           }  
           $Report += $objImage  
      }  
      #Esegue l'unmount dell'immagine  
      Dismount-DiskImage $mountResult.ImagePath  
      #Visualizza il report  
      $Report | Out-GridView  
 }  
 else{  
      #Il file specificato non è stato trovato  
      write-host("Il file specificato non esiste!")  
 }  
Report edizioni di Windows contenute nell'immagine
FIG 4 - Report edizioni di Windows contenute nell'immagine